In nessun altro c’è salvezza
Venerdì fra l’Ottava di Pasqua
At 4,1-12 Sal 117 Gv 21,1-14
Gli Apostoli, dopo i giorni tremendi della passione, morte e risurrezione del Signore, tornano al lavoro ordinario di pescatori, al loro lago di Tiberiade, nei luoghi dove avevano vissuto con il Maestro. Ma in quella notte “non presero nulla” e le reti, tirate nella barca, vuote, stavano lì quasi a voler confermare il fallimento delle loro speranze. Eppure obbediscono ad un consiglio inedito, strano per loro pescatori esperti. Obbediscono ad una parola che è quasi un comando: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. Questa parola li convince, forse perché in quella voce riconoscono l’eco di quella ascoltata in passato, dal significato tanto simile a tutta l’azione del Maestro: perdere per trovare. E, certamente, trovano! Non tanto la pesca miracolosa quanto ancora la loro voglia di perdere la vita per Gesù, di vivere l’amore che permette di riconoscerlo e la rinnovata consapevolezza che senza il Signore non possiamo far nulla.
Fa’ che ti conosca intimamente o Cristo e io abbia l’umiltà di perdere, di lasciare perché tu compia ciò che è impossibile per me.
Dalle Lodi di Dio Altissimo [FF 261]
Tu sei santo, Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose.
Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo,
Tu sei re onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo e della terra.
Tu sei trino ed uno, Signore Dio degli dei,
Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, il Signore Dio vivo e vero.
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