Un lamento mutato in danza
Lunedì, IV Settimana di Quaresima
Is 65,17-21 Sal 29 Gv 4,43-54
C’è un senso di morte e di tristezza che spesso afferra la nostra quotidianità, la soffoca, sottraendole gioia e respiro, privandola della prospettiva di eternità, che è la verità profonda della nostra vita. “Signore, scendi prima che il mio bambino muoia”, è il grido di ogni credente, quando incombe sul cuore l’ombra della morte: non solo quella del corpo, ma spesso quella dell’anima, della mente e del cuore. “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” esclama già il profeta, invocando l’intervento di Dio sul suo popolo desolato (Is 63,19): e Dio ascolta il lamento dell’uomo, mandando dai cieli il suo Figlio Gesù, perché ognuno riceva la pienezza di vita per sempre.
Il funzionario del re credette e si mise in cammino ma, prima ancora, è il Signore che si mette in cammino verso di noi, è lui che scende nella nostra vita, nelle nostre tenebre e miserie, per trarci dalla morte e trasformare il nostro lamento in una danza di gioia.
Padre buono, questo cammino di Quaresima che stiamo percorrendo ci accompagni alla Pasqua per rinascere a vita nuova con te.
Dalla Compilazione di Assisi [FF 1676]
Dal momento della conversione fino al giorno della morte, il beato Francesco […] ebbe sempre questo sommo e precipuo impegno: la costante sollecitudine di possedere, interiormente ed esteriormente, e conservare in se stesso la letizia dello Spirito. Anzi diceva: “Se il servo di Dio si preoccuperà di avere e conservare abitualmente la letizia interiore ed esteriore, quella che sgorga dalla mondezza del cuore, in nulla gli possono nuocere i demoni.
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