Domenica 22 ottobre 2017, XXIXª TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo
Matteo 22,15-21
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
Dalle Fonti
2 Celano 45: FF 631
San Francesco era solito passare l’intera giornata in una cella isolata e non ritornava tra i frati se non quando urgeva la necessità del mangiare. Non andava però nemmeno allora ad ore fisse, perché il desiderio prepotente della contemplazione lo assorbiva assai spesso completamente. Un giorno arrivarono da lontano all’eremo di Greccio due frati di vita santa e gradita a Dio: volevano unicamente vedere il Santo e riceverne la benedizione lungamente desiderata. Essendo giunti e non trovandolo, perché si era già ritirato dal luogo comune nella sua cella, furono presi da grande tristezza. E poiché si prevedeva una lunga attesa non sapendo con certezza quando sarebbe uscito, presero la via del ritorno afflitti, attribuendo ciò alle loro colpe. I compagni del Santo li accompagnavano, cercando di alleviare la loro tristezza. Quando furono lontani un tiro di sasso, all’improvviso si udì alle loro spalle il Santo che chiamava ad alta voce, e poi disse ad uno dei compagni: «Di’ ai miei frati che sono venuti qui, di guardare verso di me». I frati si voltarono verso di lui, ed egli tracciando un segno di croce li benedisse con grandissimo affetto. Ed essi tanto più contenti quanto più vantaggiosamente avevano raggiunto l’intento per mezzo di un miracolo, ritornarono a casa lodando e benedicendo il Signore (Lc 24,53).
Alla vita
Il Vangelo e le Fonti di oggi ci mettono in contatto con due segni: anzitutto la moneta con l’effigie di Cesare, segno di un’autorità umana della quale occorre riconoscere e rispettare l’ambito di competenza, ma senza assolutizzarne il potere. Che cosa appartiene a Cesare e che cosa appartiene a Dio? Se l’immagine di Cesare rinvia alla città dell’uomo, la persona è immagine di Dio e a Lui appartiene in una libertà e dignità che non si possono mercanteggiare. Il segno della croce rimanda alla gratuità di un amore che travalica ogni legge e interesse pur di conquistare il cuore di un uomo, di renderlo consapevole del suo posto nel Regno di Dio.
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