Domenica 10 settembre 2017, XXIIIª TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo
Matteo 18,15-20
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Dalle Fonti
Lettera a tutti i fedeli 22-27: FF 189-190
Dobbiamo poi confessare al sacerdote tutti i nostri peccati e ricevere da lui il corpo e il sangue del Signor nostro Gesù Cristo. Chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue non può entrare nel regno di Dio (Cfr. Gv 6,54). Tuttavia lo deve mangiare e bere degnamente, poiché chi indegnamente lo riceve, mangia e beve la sua condanna (1Cor 11,29), non riconoscendo il corpo del Signore, cioè non distinguendolo dagli altri cibi. Facciamo, inoltre, frutti degni di penitenza (Lc 3,8). E amiamo il prossimo come noi stessi; e se uno non vuole o non può amarlo come se stesso, almeno non gli faccia del male, ma gli faccia del bene.
Alla vita
L’amare il prossimo come se stesso è il “motore” che spinge a prendersi cura del fratello, anche quando sbaglia, a correggerlo con gentilezza perché si vuole il suo bene e non semplicemente per un desiderio egoistico di giustizia. Viene spontaneo allontanarsi da qualcuno che ci fa un torto, ma Gesù oggi ci chiede un “di più”: rimanere accanto e aiutare a comprendere l’errore. Essere responsabili gli uni degli altri nel cammino di sequela dietro all’unico Maestro non è semplice, ma aiuta perché, quando il passo rallenta, non ci fa sentire soli, ma sostenuti dal fratello che si rende disponibile a portare insieme a noi le nostre debolezze.
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