Domenica 25 giugno 2017, XIIª TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo
Matteo 10,26-33
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Dalle Fonti
Leggenda Maggiore – Miracoli III,3: FF 1273
Alcuni ragazzi del borgo di Celano erano andati a falciare l’erba in un campo, dove c’era un vecchio pozzo, che aveva la sommità nascosta e tutta coperta dall’erba che vi era cresciuta rigogliosa. L’acqua del pozzo era profonda quasi quattro passi. Quando i ragazzi si sparpagliarono per la campagna, uno di loro cadde improvvisamente nel pozzo. Mentre, però, con il corpo sprofondava nella gola del pozzo, egli con lo spirito saliva in alto a invocare l’aiuto di san Francesco e, proprio durante la caduta, gridava: «San Francesco, aiutami!». Tutti gli altri, poiché non lo vedevano comparire, si misero a cercarlo da ogni parte, gridando e piangendo. Scoperto, finalmente, che era caduto nel pozzo, tornarono di corsa al paese, per segnalare l’incidente e chiamare aiuto. Tornarono indietro con una gran folla di gente. Uno fu calato nel pozzo con una fune e scorse il ragazzo seduto sul pelo dell’acqua, completamente illeso. Tratto fuori dal pozzo, il ragazzo disse a tutti i presenti: «Quando sono caduto improvvisamente, io ho invocato la protezione del beato Francesco e lui, mentre precipitavo, è venuto subito vicino a me, mi ha preso per mano lievemente e non mi ha più lasciato, finché, insieme con voi, mi ha fatto uscire dal pozzo».
Alla vita
Sullo sfondo di questo brano del Vangelo di Matteo dobbiamo vedere la prima comunità cristiana che, attorno agli anni 80-90, è perseguitata e messa alla prova. Di fronte a questa situazione la comunità sembra ripetere a se stessa: “Gesù ci aveva detto che questo sarebbe successo” e non ha timore di ammettere che è spaventata da queste prove. Proprio per questo ha bisogno di riascoltare l’esortazione di Gesù: “Non temete… il Padre sa!”. Riconoscere e ammettere di avere paura è un atto di onestà rispetto alle nostre forze. Confidare e sperimentare, in questa paura, la vicinanza del Padre è l’esperienza della fede. Non facciamo gli spavaldi: se ci troviamo in fondo ad un pozzo col pericolo di affogare, è il caso di avere paura. L’importante è che non ci sia solo questo nel nostro animo ma sempre anche l’abbandono in Dio, la fiducia in Lui. Forse Lui non ci toglierà dal pericolo ma certamente non ci lascerà mai soli.
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