San Francesco rappresenta il Sacro Natale a Greccio
Dieci giorni dopo l’approvazione ufficiale della Regola, dalla piana della Porziuncola, all’indomani della festa dell’Immacolata, Francesco raggiunse, per adempiere ad uno dei suoi ciclici e sempre più frequenti ritiri spirituali, Greccio, piccolo borgo a metà strada tra Terni e Rieti, ai piedi dei concatenati Monti Sabini.
Là, tra le piaghe di quelle alture, in un anfratto incastonato come “un nido d’aquila”, vi era l’eremo dei frati, romitorio già frequentato da Francesco, dono del nobile feudatario del luogo, suo devoto e amico Giovanni Velita.
S’approssimava, in quella coda d’autunno, il giorno natalizio del Signore e Francesco fu attratto dall’idea di fare, per quella occasione, una rappresentazione corale del presepio, ricostruendo fedelmente dal racconto dei Vangeli, compresi quelli apocrifi, con figure viventi, la sacra natività, per rivivere, in quel piccolo borgo di Greccio, ciò che realmente avvenne in quella magica notte in Terra Santa, in una spoglia e misera Grotta di Betlemme.
Ne parlò con Giovanni il quale, entusiasta, predispose tutto quanto era stato richiesto per allestire lo scenario adatto a rendere reale l’evento. Arrivò la notte della ricorrenza.
Ed innanzi ad una folla festante, venuta da ogni parte del circondario, quella scena dell’umile nascita di Gesù, in una greppia tra il bue e l’asinello, rimosse, nello spirito di ognuno, la riverente passione per quel neonato, figlio di Dio, fattosi uomo per essere accolto da tutti.
Per la prima volta nella storia del Cristianesimo, per merito di un giullare col cuore di un fanciullo innocente e curioso, la Sacra Natalità esprime nuovi valori sacrali e il mosaico tridimensionale del presepio rievoca nella coscienza degli uomini la nascita di Gesù, nella sua venuta di povertà e d’amore, stabilendo il nuovo patto con Dio.
Passato il periodo natalizio, da Greccio, sempre più fiaccato nel fisico, Francesco ritornò nella sua casa-madre, all’ombra dei cerri, che ornano la chiesa di Santa Maria degli Angeli, laggiù, tra le capanne, nella verdeggiante piana della Porziuncola.
(da “Nacque al mondo un Sole” di Nicola Savino/21)
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