M come… mantello! Edizione straordinaria di “Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescani”
Niente a che fare con sfilate di moda o altro. Ma in questi giorni è un gran parlare in giro per Assisi di… mantelli. Il tutto grazie all’intuizione del vescovo della città di san Francesco, mons. Sorrentino, che ha deciso di nominare ufficialmente e canonicamente la chiesa di S. Maria Maggiore, accanto al vescovado e ai tempi di Francesco ancora con funzione di duomo della città (S. Rufino era in costruzione), quale “santuario francescano della spogliazione”. Affidandolo, tra l’altro, ai confratelli cappuccini.
E recuperando così un pezzo fondamentale dell’avventura umana e spirituale di Francesco: la rinuncia ai beni paterni, denudandosi di fronte a concittadini e vescovo, nella piazza antistante la chiesa. L’atto che sancirà persino “visivamente” la scelta radicale ed evangelica di Francesco, una sorta di punto di non ritorno vocazionale. Va beh, ma che centra il mantello? Quello in oggetto apparteneva al vescovo di allora, Guido I. Leggiamo:
«Constatando che il suo ricorso ai consoli si concludeva in un nulla, Pietro di Bernardone andò a sporgere querela davanti al vescovo della città. Questi, da persona discreta e saggia, chiamò Francesco con i modi dovuti, affinché venisse a rispondere alla querela del genitore. Il giovane rispose al messaggero: “Da messer vescovo ci vengo, poiché egli è padre e signore delle anime”. Venne dunque all’episcopio, e fu ricevuto dal pastore con grande gioia. Il vescovo gli disse: “Tuo padre è arrabbiato con te e molto alterato per causa tua. Se vuoi essere servo di Dio, restituiscigli i soldi che hai; oltretutto è ricchezza forse di mal acquisto, e Dio non vuole che tu spenda a beneficio della Chiesa i guadagni del padre tuo. La sua collera sbollirà, se recupera il denaro. Abbi fiducia nel Signore, figlio mio, e agisci con coraggio. Non temere, poiché l’Altissimo sarà tuo soccorritore, e ti largirà in abbondanza quanto sarà necessario per la sua Chiesa”. L’uomo di Dio si alzò, lieto e confortato dalle parole del vescovo, e traendo fuori i soldi, disse: “Messere, non soltanto il denaro ricavato vendendo la sua roba, ma gli restituirò di tutto cuore anche i vestiti”. Entrò in una camera, si spogliò completamente, depose sui vestiti il gruzzolo, e uscendo nudo alla presenza del vescovo, del padre e degli astanti, disse: “Ascoltate tutti e cercate di capirmi. Finora ho chiamato Pietro di Bernardone padre mio. Ma dal momento che ho deciso di servire Dio, gli rendo il denaro che tanto lo tormenta e tutti gli indumenti avuti da lui. D’ora in poi voglio dire: ‘Padre nostro, che sei nei cieli’, non più ‘padre mio Pietro di Bernardone”. I presenti videro che l’uomo di Dio portava sulla carne, sotto begli abiti colorati, un cilicio. Addolorato e infuriato, Pietro si alzò, prese denari e vestiti, e se li portò a casa. Quelli che assistevano alla scena, rimasero indignati contro di lui, che non lasciava al figlio nemmeno di che vestirsi. E presi da compassione, piangevano su Francesco. Il vescovo, considerando attentamente l’uomo santo e ammirando tanto slancio e intrepidezza, aprì le braccia e lo coprì con il suo mantello. Aveva capito chiaramente ch’egli agiva per ispirazione divina e che l’accaduto conteneva un presagio misterioso. Da quel giorno diventò suo protettore. Lo esortava e incitava, lo dirigeva e amava con affetto grande» (3Comp 19-20: FF 1419).
Il segno, perciò, di una rinuncia e di un affidamento totale alla misericordia di Dio e alla sua provvidenza! Segno, poi, anche dell’affetto della Chiesa per Francesco (che non garantirà però relazioni sempre idilliache o scontate, anzi!). E in questo senso, a quanto pare, alcuni pezzetti di questo mantello servirono persino a comporre la tonaca “arlecchinata” dello stesso Francesco (la reliquia in oggetto proviene dalla Basilica di S. Chiara, dove fin’ora era stata conservata, e che vanta altre reliquie simili). Forse, però, anche segno della preoccupazione della Chiesa e della sua a volte impreparazione davanti all’entusiasmo e alla radicalità dei suoi figli. E della cui nudità magari essa stessa si vergogna. Nonché, per concludere con i dubbi, della sua volontà di “circoscrivere” sempre tutto, riportandolo nel proprio alveo…
Rimane comunque un tassello significativo che si aggiunge all’Assisi francescana, encomiato anche da papa Francesco. E che ricorda tanto da vicino il mantello di Elia: «Partito di lì, Elia trovò Eliseo, figlio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il dodicesimo. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elia, dicendogli: “Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò”. Elia disse: “Va’ e torna, perché sai che cosa ho fatto per te”. Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio» (1Re 19,19-21). Un passaggio di consegne o del testimone (con grazia di stato inclusa). Che mi piace pensare anche quella volta, lì nello spogliarello davanti alla chiesa di S. Maria Maggiore, in mezzo alla folla stupita e forse anche divertita, tra il vescovo e Francesco…
Depliant in: http://www.diocesiassisi.it/assisi/allegati/1388/OPUSCOLO%20Spogliazione.pdf
Lettera di papa Francesco in : https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/santuario-della-spogliazione
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