Domenica 7 maggio 2017, IVª DI PASQUA
Dal Vangelo
Giovanni 10,1-10
In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Dalle Fonti
Leggenda Maggiore XII,7: FF 1210
Lo Spirito del Signore, che lo aveva unto e inviato (Cfr Lc 4,18), assisteva il suo servo Francesco, ovunque si dirigesse (Cfr Rt 1,16); lo assisteva Cristo stesso, potenza e sapienza di Dio (1Cor 1,24). Per questo le sue parole sovrabbondavano di sana dottrina e i suoi miracoli erano così splendidi ed efficaci. Era, la sua parola, come un fuoco ardente, che penetrava l’intimo del cuore e ricolmava d’ammirazione le menti; non sfoggiava l’eleganza della retorica, ma aveva il profumo e l’afflato della rivelazione divina.
Alla vita
Nella prima parte di questo cap. 10 del suo Vangelo, Giovanni pone davanti ai nostri occhi Gesù che dice di Sè: “Io sono la porta”. Lo scorso anno, durante il Giubileo Straordinario della misericordia abbiamo avuto modo di riflettere molto sul tema della “porta”. Papa Francesco ha voluto che, in ogni diocesi e non solo, tante porte si aprissero come possibilità per tutti di “entrare” con abbondanza nelle braccia misericordiose del Padre ed attingervi quell’amore che, solo, ci può salvare. Ora quelle porte si sono chiuse, ma non si è “chiusa la misericordia di Dio”. Gesù oggi ci dice che è Lui la porta sempre aperta perché ciascuno possa attingere a questa misericordia, perché ciascuno possa incontrare il Padre e, da questo incontro, uscire ed andare dai fratelli ed essere apostoli di misericordia. L’invito che oggi Gesù ci rivolge è quello di “entrare attraverso di Lui” che potremmo quasi parafrasare: “entrare alla sua maniera” che non è quella del ladro che scardina e che abbatte, ma è quella di colui che attraversa la porta perché accolto come ospite, come amico, come familiare. “Entrare” come Lui è entrato nel mondo, attraverso la porta dell’umile incarnazione e “uscire” come Lui è uscito dal mondo, attraverso la porta della croce. Anche la parola di Francesco “penetrava” nel cuore di chi ascoltava, perché era Parola che veniva da Dio, familiare perciò al cuore di tutti e perché Parola che scaturiva da una vita che dell’umiltà aveva fatto la sua legge suprema.
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