Z come… zuffa!
Zuffa è una parola che mi piace! Perché suona strana, come ci arrivasse direttamente da una qualche lingua antica. Molto più perché ci ricorda tante azzuffate con gli amici, quando tornavamo a casa laceri e sporchi, ma contenti. E strana effettivamente lo è. Tale e quale infatti non la potremmo ritrovare né nella Bibbia né nelle Fonti Francescane. Perché è di origine longobarda, «tedesco alto medievale» precisano i linguisti, che chiariscono: da «afferrare, tirare il ciuffo». Insomma, prendersi per i capelli. È una lotta greco-romana meno nobile, più impolverata e caciarona. Senza bisogno di lasciare cadaveri a terra, quasi si lottasse con conoscenti di lunga data. Con i quali, una volta rialzatisi e spolveratisi, si può riprendere la strada o andare al bar a bersi un caffè assieme.
Ai traduttori in italiano delle Fonti Francescane gli è comunque scappata almeno una “zuffa”, traducendo il latino “confligebat”: «Questo uomo non soltanto veniva attaccato da satana con tentazioni, ma anche si azzuffava con lui corpo a corpo». Interessante come nelle altre fonti che riprendono lo stesso brano, se è lo stesso verbo latino questo venga tradotto in altro modo («lottare corpo a corpo»: 1Cel 72: FF 446; «venivano a conflitto con lui»: Legm 4,2: FF 1358) o cambiato con un altro verbo (i demoni assalgono e fustigano Francesco: LegM 6,10: FF 1115; CAss 117: FF 1671). Ma leggiamo la descrizione della zuffa tra Francesco e il demonio: «Una volta il signor Leone, cardinale di Santa Croce, lo pregò di rimanere un po’ di tempo con lui a Roma. Francesco scelse una torre solitaria che, essendo all’interno fatta a volta, presentava nove vani simili alle stanzette di un eremo. La prima notte, dopo aver pregato Dio, si accingeva a riposare quando, fattisi vivi, i demoni gli mossero una lotta spietata. Lo fustigarono per lunghissimo tempo e tanto duramente da lasciarlo alla fine quasi mezzo morto. Quando se ne andarono, ripreso finalmente il respiro, il santo chiama il compagno che dormiva sotto un’altra volta: “Fratello – gli dice appena arrivato –, voglio che tu rimanga vicino a me, perché ho paura ad essere solo. Poco fa i demoni mi hanno percosso”. Il santo era preso da tremore e da agitazione in tutto il corpo, come uno in preda a una violentissima febbre. Passarono così tutta la notte svegli» (2Cel 119-120: FF 705). Praticamente si son presi a… cuscinate (cf. 2Cel 64: FF 650)!
Anche nella Bibbia ci è scappata un’esplicita “zuffa” (2Mac 12,11), anche se probabilmente l’azzuffata più famosa è quella tra Giacobbe e l’angelo al guado dello Iabbok (Gen 32,23-33): per indicare la lotta, il narratore sacro ha scelto un verbo, dalla radice ’bq, che si trova solo qui in tutto l’Antico Testamento, che intanto ha un suono simile a Giacobbe e a Iabbok, ma soprattutto deriva da ’ābāq, “polvere”. Una zuffa che sarebbe piaciuta molto a noi ragazzini, ma anche ai fans dei film con Bud Spencer e Terence Hill! Ma da cui è nata tutta la tradizione del combattimento spirituale. Con l’accentuazione sulla povertà nella rilettura francescana di Chiara: «sapete pure che un uomo vestito non può lottare [latino “certare”] con uno nudo, perché più presto è gettato a terra chi ha dove essere afferrato» (1LAg 27: FF 2867)!
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/63)
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