Il Monastero delle clarisse nella città
San Francesco aveva un legame molto forte con la sua città. Poco prima di morire si fece portare alla Porziuncola, e «mentre quelli che lo portavano passavano per la strada vicino all’ospedale, [Francesco] disse loro di posare la barella per terra, ma voltandolo in modo che tenesse il viso rivolto verso la città di Assisi… si drizzò allora un poco sulla barella e benedisse Assisi» (CAss 5: FF 1546). Le sue parole sono cariche di affetto e gratitudine per la misericordia sovrabbondante con cui il Signore ha ricolmato i suoi concittadini.
Anche Chiara, pur vivendo in clausura, ha vissuto un rapporto molto intenso con la sua città. Quando questa fu assediata da Vitale d’Aversa Chiara «chiamò a sé le sorelle e disse: “Carissime figlie, da questa città ogni giorno riceviamo molti beni; sarebbe grande empietà se al momento della necessità non le venissimo in soccorso come possiamo”. Ordina di portare della cenere, e che le sorelle si scoprano il capo. Poi prima cosparge di molta cenere il capo suo scoperto, quindi impone la cenere sullo loro teste. “Andate – disse – da nostro Signore e con tutto l’affetto implorate la liberazione della città”» (LegsC 15: FF 3203).
Sono passati quasi 800 anni, ma il rapporto con le città che ci accolgono è rimasto immutato. Spesso i monasteri clariani, soprattutto quelli di antica fondazione, si trovano proprio nel cuore delle città, nei centri storici, sulle mura paesane… Infatti «numerose città si ornano di monasteri» (LegsC 7: FF3178), dice la leggenda di Santa Chiara, ed è bello pensare ai monasteri come ad elementi che abbelliscono ed impreziosiscono il circondario. Questa vicinanza ha contribuito a creare delle reti di relazioni con persone, luoghi, istituzioni. La quotidianità dei nostri concittadini entra prepotentemente nella nostra clausura senza interrompere o disturbare la contemplazione, anzi dandole un senso e una forza particolari che la rendono più aperta ed universale. Alla nostra porta bussano tante persone: alcune chiedono solo di essere ascoltate, altre vengono per condividere una gioia, molte domandano preghiere per i loro cari, specie là dove ci sono sofferenza o fatiche… C’è poi anche chi si fa tramite della provvidenza, che dai nostri ambienti raggiunge non solo noi ma anche altri che chiedono un aiuto concreto.
A volte questo “scambio” è favorito proprio dalla logistica. Essere a “portata di mano” rende i nostri parlatori più attraenti, così dopo una vasca per il corso o il giro per il mercato ci scappa anche la visita dalle sorelle, e il campanello suona… Potrebbe quasi dirsi quello che si diceva sulla fama di Chiara, ma a rovescio…: «Chiara infatti si nascondeva, ma la sua vita era rivelata a tutti. Chiara taceva, ma la sua fama gridava. Si teneva nascosta nella sua cella, eppure nelle città lei era conosciuta» (BolsC 4: FF 3284). Le mura forti e spesse dei nostri monasteri diventano traspiranti, e lasciano entrare le ansie che trasudano dalle persone e dalle strade che ci circondano, così come allora lasciavano uscire la luce della vita di Chiara. E il miracolo della comunione continua…
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