Domenica 8 gennaio 2017, BATTESIMO DEL SIGNORE
Dal Vangelo
Matteo 3, 13-17
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Dalle Fonti
Leggenda Maggiore VI,6: FF 1111
Ritornato finalmente in sé, dopo quella preghiera estatica, il frate seguì il Santo che stava uscendo dalla chiesa. Ripresero il cammino, parlandosi a vicenda di Dio secondo la loro abitudine. e allora quel frate, che aveva la visione ben impressa nella mente, colse abilmente l’occasione per chiedere a Francesco che opinione aveva di se stesso. E l’umile servo di Cristo gli disse: «Mi sembra di essere il più gran peccatore». Il frate gli replicò che, in tutta coscienza, non poteva né pensare né dire una cosa simile. Ma il Santo spiegò: «Se Cristo avesse trattato il più scellerato degli uomini con la stessa misericordia e bontà con cui ha trattato me, sono sicuro che quello sarebbe molto più riconoscente di me a Dio». Ascoltando questi umili parole, il frate ebbe la conferma che la sua visione era veritiera, ben sapendo che, secondo la testimonianza del santo Vangelo, il vero umile verrà innalzato a quella gloria eccelsa, da cui il superbo viene respinto (Cfr Mt 23,12).
Alla vita
Essere oggetto di compiacenza, di godimento da parte della persona amata: è ciò che più desideriamo, ciò che cerchiamo a volte ad ogni costo, con ogni stratagemma o inganno, con ogni richiesta o seduzione, con ogni arma lecita o illecita; e sempre senza risultati. E’ Dio che cerchiamo. Il Giordano è una finestra spalancata sulla intimità trinitaria. Se ci affacciamo e diamo un’occhiata da questo squarcio nella vita di Dio, restiamo attoniti, meravigliati, nel silenzio adorante di uno stupore inaspettato per noi così abituati e assuefatti ad una immagine di Dio seriosa, severa, impassibile, marmorea. E invece Dio gode! Nella sua verità più profonda Dio è fatto di puro piacere, di eterno godimento, di spumeggiante compiacenza della gloria e della bellezza delle tre persone divine. Nella voce celeste che fa da didascalia all’icona del Battista che battezza Gesù di Nazareth, Dio si rivela, svela la sua essenza più profonda: “in te io pongo il mio piacere, il mio compiacimento”, “tu sei il mio figlio che io amo e quando ti guardo godo della tua bellezza, del tuo splendore”. Questa è l’eternità!
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