Domenica 15 gennaio 2017, IIª TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo
Giovanni 1, 29-34
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Dalle Fonti
Leggenda Maggiore VI,11: FF 1116
Il Santo aveva in orrore la superbia. origine di tutti i mali, e la disobbedienza, sua pessima figlia: Accoglieva, però, di buon grado chi umilmente si pentiva. Una volta gli fu presentato un frate, che aveva trasgredito i comandi dell’obbedienza, perché lo correggesse con il magistero del castigo. Ma l’uomo di Dio notò da segni evidenti che quel frate era sinceramente pentito e perciò si sentì incline ad essere indulgente con lui, per amore della sua umiltà. Tuttavia, ad evitare che la facilità del perdono fosse per gli altri incentivo a mancare, comandò di togliere al frate il cappuccio e di gettarlo tra le fiamme, perché tutti potessero osservare quanta e quale vendetta esige la trasgressione contro l’obbedienza. E dopo che il cappuccio era rimasto un bel pezzo nel fuoco, ordinò di levarlo dalle fiamme e di ridarlo al frate, umile e pentito. Meraviglia: il cappuccio non aveva alcun segno di bruciatura ! Cosi avvenne che con questo solo miracolo Dio esaltò la potenza del Santo e l’umiltà del frate pentito. Quanto è degna di essere imitata l’umiltà di Francesco, che anche sulla terra gli procurò una dignità così grande da piegare Dio ai suoi desideri, da trasformare completamente il cuore dell’uomo, da scacciare con un solo comando la protervia dei demoni e da frenare con un solo cenno la voracità delle fiamme.
Alla vita
L’annuncio della fede segue una modalità di sviluppo molto semplice in realtà, che ha una dinamismo suo proprio: l’evidenza dei fatti. “Ho visto e ho testimoniato”. Non si tratta di convincere, non serve erigere bastioni di difesa, non sono necessari atteggiamenti aggressivi o di paura; basta far parlare la concretezza della realtà. L’annuncio cristiano è autentico ed ha una forza irresistibile solo quando è concreto, quando aderisce alla realtà del vissuto quotidiano. In altra maniera diventa astratto, non incisivo e si presta facilmente a spiritualizzazioni e intellettualizzazioni sterili e inefficaci. Recuperiamo la genuinità, la concretezza e l’evidenza del credere.
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