B come… bastone!

B come… bastone!

È incredibile quanti bastoni ci siano tra le pagine della Bibbia ma anche delle Fonti Francescane! Per carità, il bastone anche qui rimane pur sempre e prima di tutto il simbolo del viandante, esperienza che sia gli ebrei che san Francesco ben conoscono, l’uno soprattutto nel deserto dell’esodo, l’altro itinerante per le polverose strade dell’Umbria. Infatti, in Egitto, la notte della liberazione, gli ebrei avrebbero aspettato l’alba liberatrice «con il bastone in mano» (Es 12,11), per imparare che la libertà non è un punto d’arrivo ma un cammino da intraprendere. Francesco, da par suo, con un bastone si presenta camuffato da povero viandante ai frati di Greccio il giorno di Natale (2Cel 61: FF 647). Elia dà invece il proprio bastone da viaggio a Giezi, un bastone per dare la vita perché con esso si recasse dalla Sunnamita, dove lo avrebbe accostato al volto del figlio morto, per ridargli la vita (2Re 4,29). A sua volta Francesco guarisce un malato di Cori toccandolo «con un bastoncino in forma di Tau» (LegM Miracoli 10,6: FF 1326). Ed ecco che il bastone comincia a diventare qualcosa d’altro. Ma prima resta da aggiungere che l’immagine del “bastone della mia vita”, probabilmente per noi usuale, è invece più rara nella Bibbia (cf. Tb 5,18; Zc 8,4). Mentre il bastone del comando è ben testimoniato (cf. Gen 49,10; Is 14,15). Così come il bastone che serve a… bastonare (cf. 2Mac 4,41; Pr 10,13). Francesco se ne vide uno «nocchieruto» sventolato davanti al naso dallo scorbutico frate portinaio, nel fioretto della vera letizia (Fior 8: FF 1836)!
Detto ciò, i bastoni biblici, autentiche protesi della potenza di Dio (e infatti quello che impugna Mosè neanche fosse un guerriero ninja, è niente di meno che «il bastone di Dio»; Es 4,20) cominciano a trasformare l’acqua in sangue (Es 7,17-21), a trasmutarsi in guizzanti serpenti (Es 7,8-13), a far scaturire l’acqua percuotendo la roccia (Nm 20,7-11), quello di Aronne fiorisce producendo «germogli, […] fiori e […] mandorle» (Nm 17,23). Il resto ce lo metterà la tradizione apocrifa, che fa ugualmente fiorire, più esattamente in un giglio, il bastone di Giuseppe, lo sposo di Maria. Nel frattempo vari alberi cominciano a spuntare dai bastoni che Francesco andava conficcando nel terreno qua e là (il cipresso del convento francescano di Villa Verucchio [RN], un pino nell’isola del Deserto a Venezia, il castagno dello Speco di Narni…). Dopodiché… i bastoni scompaiono! Troppo potere e assai poco abbandono alla provvidenza. È bastato l’ordine perentorio di Gesù ai suoi amici: «Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone» (Mt 10,9), perché Francesco lo eseguisse alla lettera: «Si affretta allora il padre santo, tutto pieno di gioia, a realizzare il salutare ammonimento; […] si scioglie immediatamente dai piedi i calzari, abbandona il suo bastone, si accontenta di una sola tunica, sostituisce la sua cintura con una cordicella» (1Cel 22: FF 356), divieto che verrà codificato espressamente nella Regola (Rnb 14,1: FF 40). Fino al punto di farne a meno pur replicando il miracolo di Mosè, facendo scaturire acqua dalla roccia per il contadino assetato: «inginocchiato a terra alzò le mani al cielo e non cessò di pregare fino a quando si sentì esaudito. “Su, in fretta – gridò al contadino –, là troverai acqua viva, che Cristo misericordioso ha fatto scaturire ora dalla roccia per dissetarti”» (2Cel 46: FF 632).
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/55)

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ARTICOLO DI: Fabio Scarsato

“Fra Fabio Scarsato – Originario di Brescia, frate minore conventuale, è appassionato di san Francesco e francescanesimo, che declina come stile di vita personale e come testimonianza agli altri. È passato attraverso esperienze caritativo-sociali con minori e giovani in difficoltà, esperienze parrocchiali e santuariali nella trentina Val di Non (Sanzeno e S. Romedio), di insegnamento della spiritualità francescana, condivisione di esercizi spirituali e ritiri, grest e campiscuola anche intereligiosi, esperienze di eremo e silenzio. Attualmente vive al Villaggio S. Antonio di Noventa Padovana, ed è direttore editoriale del Messaggero di S. Antonio, del Messaggero dei ragazzi e delle Edizioni Messaggero Padova.”

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