17 novembre 2016, S. ELISABETTA D’UNGHERIA PATRONA DELL’OFS
Dal Vangelo
Matteo 25, 31-40
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Dalle Fonti
Regola bollata I,1-4: FF 74-76
NEL NOME DEL SIGNORE INCOMINCIA LA VITA DEI FRATI MINORI.
La regola e la vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.
Frate Francesco promette obbedienza e ossequio al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana. E gli altri frati siano tenuti a obbedire a frate Francesco e ai suoi successori.
Alla vita
«Tutto quello che avete fatto…», il giudizio finale non sarà sulle buone pratiche di religione, sulle conferenze dotte o sui buoni pensieri. E neppure sulla solennità delle liturgie e sull’efficacia delle organizzazioni. A meno che tutto questo non sia servito (come mezzo e non come fine) a «vedere» Gesù negli affamati, negli assetati, negli stranieri, in coloro che sono senza vestiti, nei malati e nei carcerati. Si dirà che è un elenco esemplificativo: certo, ma non è per questo meno dirompente! Tutto si gioca nel guarire dalla cecità per recuperare la capacità di «vedere» il povero, magari anche senza sapere poi subito che quel povero è Cristo stesso.
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