Domenica 23 ottobre 2016, XXXª TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo
Luca 18, 9-14
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Dalle Fonti
Leggenda Maggiore III, 9a: FF 1063
Quando giunse presso la Curia romana, venne condotto alla presenza del sommo Pontefice. Il Vicario di Cristo, che si trovava nel palazzo lateranense e stava camminando nel luogo chiamato Speculum, immerso in profondi pensieri, cacciò via con sdegno, come un importuno, il servitore di Cristo. Questi umilmente se ne uscì. Ma la notte successiva il Pontefice ebbe da Dio una rivelazione. Vedeva ai suoi piedi una palma, che cresceva a poco a poco fino a diventare un albero bellissimo. Mentre il Vicario di Cristo si chiedeva, meravigliato, che cosa volesse indicare tale visione, la luce divina gli impresse nella mente l’idea che la palma rappresentava quel povero, che egli il giorno prima aveva scacciato. Il mattino dopo il Papa fece ricercare dai suoi servi quel povero per la città. Lo trovarono nell’ospedale di Sant’Antonio, presso il Laterano, e per comando del Papa lo portarono in fretta al suo cospetto.
Alla vita
E dire che al fariseo della parabola non sarà neppure passato per l’anticamera del cervello di non essere stato «giustificato» da Dio. Infondo per lui Dio è il suo assicuratore, il garante della sua buona condotta, ed il censore della cattiva condotta degli altri. Non vi sono dubbi ed incertezze in questa religiosità così razionale ed immacolata dove si può condannare ed assolvere con misura millimetrica. Il cuore del fariseo trabocca di gratitudine verso il suo “dio assicuratore”, perché gli dona certezza di essere tra i «buoni» e, soprattutto, di non essere tra «gli altri». Il pubblicano, invece, non si guarda intorno, non ragiona per chiaro-scuro, egli guarda sé stesso e sa di essere lontano dal progetto di Dio, ma confida di non essere lontano dalla Sua misericordia.
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