Gal 6,14

sfogliare… non solo d’autunno

sfogliare… non solo d’autunno

Di null’altro mai ci glorieremo
se non della Croce di Gesù Cristo, nostro Signore:
egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione;
per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati. (cf. Gal 6,14)

Nos autem gloriári opórtet in cruce Dómini nostri Iesu Christi,
in quo est salus, vita et resurréctio nostra,
per quem salváti et liberáti sumus.

La Festa del 14 settembre, l’Esaltazione della Santa Croce, con la celebrazione dell’Addolorata (15 settembre) e delle Stimmate di San Francesco (17 settembre) crea un “triduo di memoria della Passione” molto caro al carisma e mondo francescano.

Di quanto Francesco d’Assisi fosse legato a Cristo crocifisso ce lo raccontano pagine e pagine dei suoi scritti e sue biografie. Tra tutte ricordiamo quelle di Tommaso da Celano quando ci racconta che:

«Francesco era davvero molto occupato con Gesù. Gesù portava sempre nel cuore, Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra. […] Anzi, trovandosi molte volte in viaggio e meditando o cantando Gesù, scordava di essere in viaggio e si fermava a invitare tutte le creature alla lode di Gesù. Proprio perché portava e conservava sempre nel cuore con mirabile amore Gesù Cristo, e questo crocifisso, fu insignito gloriosamente più di ogni altro dell’immagine di lui, che egli aveva la grazia di contemplare…» (1Cel 115: FF 522).

Questa frequentazione assidua di Francesco con il crocifisso – ancor più della sola croce in sé – è ben nota sin dall’episodio chiave con la tavola lignea conservata nel rudere della Chiesa di San Damiano. E l’arrivo dei primi compagni non turba questa prospettiva: anzi, Francesco non ha che da offrire loro proprio questo suo sguardo “essenziale” su Cristo crocifisso. E’ san Bonaventura che ci racconta che:

«L’uomo di Dio e gli altri suoi compagni si raccolsero in un tugurio abbandonato, vicino ad Assisi (a Rivotorto, n.d.r.): là essi vivevano tra molta fatica e indigenza, secondo la forma della santa povertà, preoccupati di rifocillarsi più con il pane delle lacrime che con il pane dei godimenti.
Là erano continuamente intenti a pregare Iddio, applicandosi all’esercizio dell’orazione e della devozione più con la mente che con la voce, per la ragione che non avevano ancora i libri da chiesa, sui quali recitare le ore canoniche. Ma al posto di quei libri, fissandovi ininterrottamente lo sguardo, sfogliavano e risfogliavano il libro della croce di Cristo, giorno e notte, istruiti dall’esempio e dalla parola del padre che continuamente faceva loro il discorso della croce di Cristo». (Leggenda maggiore, IV,3: FF 1067)

Com’è paradossale ed evocativa allo stesso tempo questa muta immagine di uomini di Dio, costretti nell’angustia di spazi e nell’indigenza, ma tutti intenti a “sfogliare e risfogliare” l’unico “libro” in loro possesso: quello della Croce e del suo Crocifisso. E ciò che già non dicono Croce e Crocifisso… viene integrato dalle parole di Francesco che “continuamente fa loro il discorso della croce”…

E chi impara a sfogliare la Croce, non trova imbarazzo nello sfogliare il Vangelo, presenza-altra e privilegiata di un Dio che si fa pane e si fa parola per sfamare ogni fame umana (di cibo e di senso). E perché questo “cibo” sia a disposizione di tutti non solo si “sfoglia” ma pure si “scompagina”:

«Perché tu sappia quanto gli era caro lo studio della sacra Scrittura, da un frate ancora vivente ho sentito narrare che un giorno capitò a Francesco d’avere un Nuovo Testamento; poiché i frati erano parecchi e non potevano averlo intero tutti insieme, staccò foglio dopo foglio e ne diede a ciascuno perché tutti lo studiassero e non si disturbassero a vicenda. Inoltre aveva somma riverenza per i chierici che egli accettava all’Ordine, e prossimo a morire comandò ai frati che tenessero in grande stima i dottori nella sacra Scrittura, perché da loro ricevevano le parole di vita» (San Bonaventura. Epistola de tribus quaestionibus, in Opera omnia, VIII, pp. 334-335: FF 2705).

In questo autunno che ancora non trova accoglienza in un’estate che non vuole eclissarsi, proviamo a sfogliare il libro della Croce, proviamo a sfogliare l’albero della Croce, proviamo a sfogliare la Bibbia (non solo quella francescana!) e raccoglierne frutti e fogli(e) per affrontare ogni “inverno della vita”.

Perché, dopo la croce, c’è Pasqua. Sempre!

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ARTICOLO DI: Andrea Vaona

“fr. Andrea Vaona - francescano conventuale, contento di essere frate. Nato sul limitare della laguna veneta, vive in città con il cuore in montagna, ma volentieri trascina il cuore a valle per il servizio ministeriale-pastorale in Basilica del Santo a Padova e con l'OFS regionale del Veneto. Scrive (poco) e legge (molto). Quasi nativo-digitale, ha uno spazio web: frateandrea.blogspot.com per condividere qualche bit e idea.”

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