Verbi delle vacanze 2/ Viaggiare
La notte tra il 10 e l’11 agosto mi ha regalato l’opportunità di un intenso pellegrinaggio – dal cuore della notte all’alba! – in preparazione alla festa di Santa Chiara…E se nei nostri spostamenti estivi convertissimo ogni viaggio in pellegrinaggio…per incontrare di più noi stessi e il Signore?
Il viaggio più lungo è quello interiore, ma non è tanto il tempo a contare quanto, piuttosto, il modo in cui ci mettiamo in cammino: possiamo essere nomadi anche dentro noi stessi, vagando in una confusione di emozioni a cui non diamo direzione o che consumiamo rapidamente come scintille brevi di luci che non chiariscono la via; possiamo, invece, intraprendere il sentiero della nostra interiorità come pellegrini, interpellando la presenza di Colui che sempre imprime un senso al nostro andare, anche quando non ce ne accorgiamo. Allora impariamo a fare memoria e a lasciarci educare da tutto quello che siamo stati, che abbiamo vissuto: «il Signore mi condusse»…afferma alla fine della sua vita Francesco d’Assisi…C’erano luoghi amari, nei quali dal cuore sorgevano paure e smarrimenti, c’erano lebbrosi da fuggire che divennero – poiché «il Signore condusse» – indimenticabili opportunità di misericordia…Di notte Chiara lasciava il suo palazzo, imboccava con coraggio il sentiero notturno dei desideri del suo cuore…senza sapere che sarebbe stato, come…Di notte riconosceva in sé Colui che l’attirava…Nelle nostre notti interiori – che cosa faremo? Dove andremo? – ci incamminiamo pellegrini verso la luce che ci permette di intuire la via, perché ciascuno di noi possa sperimentare la gioia di accendere piccole luci accanto a quelle di molti altri fratelli e sorelle…così da rischiarare ogni solitudine, ogni tentazione di dire che non siamo abbastanza, non valiamo abbastanza, che non c’è significato…Il pellegrino si lascia guidare, è abile scopritore di segni che illuminano il cammino…e sa che mai basta a se stesso, chiede ospitalità a chi può consigliarlo e ristorarlo…Nella notte ricerca la compagnia più intima e sicura, nella notte l’amore rivela i legami più veri…: di chi, ad occhi chiusi, il cuore si fida…
Che cosa desidero? Che cosa cerco nei miei desideri? Che cosa libera la mia voglia di camminare? Che cosa la impedisce? Che cosa rende il mio passo leggero e veloce..? è notte e dentro di me vado in cerca della parola che accende la fiducia e la speranza e mi chiedo che c’entra il Signore con questa via? Che c’entra con i miei itinerari?
In fretta e di notte – notte in cui il Signore vegliava – il popolo di Israele iniziò il suo lungo pellegrinaggio e nel deserto sperimentò le luci e le ombre del cuore umano: fiducia e rimpianto, mormorazione e obbedienza, stanchezza e vigore…Il Signore rimase fedele al suo cammino, aprì passaggi in una storia ferita e fragile: davanti a Mosé fu Lui il primo Pellegrino, si mise alla testa della sete e fame di libertà di un popolo che era stato schiavo.
Pellegrino verso un buio che sarebbe parso definitivamente mortale era Gesù che saliva il Calvario. Pellegrino perché sapeva con Chi camminava e perché. La Croce fu il vertice di tutte le notti: quando l’oscurità non poteva essere più densa e fitta, si squarciò il cielo e la Pasqua rivelò che è sempre la Vita la Luce definitiva. Con Cristo la notte è passare alla Luce, convertirsi alla Luce…
Tu cammini per vivere e dove la vita si accresce in te e in chi ti è compagno di via si illumina il sentiero: tu accendi la fiaccola di misericordia che ti è stata affidata e impari a vedere, converti l’attenzione dei tuoi occhi…Chi vedi, ora? Quale volto di te e quali volti con te? Il pellegrino è l’uomo, è la donna non dal cammino infallibile, ma dallo sguardo profondo…sguardo che invoca, ricorda, contempla e loda… meditando il prodigio di ogni passo…col cuore pronto ad andare oltre perché la meta lo appassiona.
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