11 agosto 2016, SANTA CHIARA
Dal Vangelo
Giovanni 15, 4-10
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore».
Dalle Fonti
1 Celano, 125: FF 539
Tema del suo discorso è il passo del Siracide: Come la stella del mattino tra le nubi e come splende la luna nel plenilunio, e come sole raggiante, così egli rifulse nel tempio di Dio. Terminato quell’elogio, fedele e degno di fede, uno dei suddiaconi del Pontefice, di nome Ottaviano, dà lettura davanti a tutti i fedeli dei miracoli del Santo, e il cardinale diacono Ranieri, noto per ingegno e virtù, ne fa il commento con eloquenza e viva emozione. Il Papa esulta e traendo dal petto profondi sospiri e singhiozzi, lascia libero corso alle lacrime; e così tutti i prelati presenti, tanto da bagnare di lacrime i sacri paramenti. E tutto il popolo piange, in amorosa e impaziente attesa del grande annuncio.
Alla vita
Lo spazio vitale nel quale portiamo realmente frutti di vita è Lui, Gesù. Lascia che Lui diventi l’orizzonte dei tuoi pensieri e desideri – della tua stessa vita. «Collocarti al posto giusto»: rimani in Lui, perché nella tua vita scorra la sua Vita. Vita donata ed offerta, vita «non trattenuta». Un’esistenza senza la sua Vita, il suo amore, resta un’esistenza sterile. La fede ci fa entrare nel mondo di Dio ed illumina la nostra vita. Non siamo ”super/uomini”, capaci di attraversare la nostra storia senza contraccolpi. Spesso la vita non risparmia a nessuno le sue asprezze. Impariamo a vivere, vivendo; vivendo una vita fatta talora di mancanza anche gravi; una vita in cui, nonostante tutto, Lui continua a rinnovarci la sua fiducia e a rivolgerci il suo sguardo incoraggiante; ci chiede, però, di fare delle nostre ferite luoghi e occasioni di testimonianza; ci chiede di vivere quell’esistenza capace di una «consegna totale» – un abbandono definitivo in Lui, con tutta la nostra umanità ferita ma redenta, come avviene nell’Eucarestia, quando Lui si consegna tutto a noi. Questo è conoscere Dio, questo è vivere così la vita eterna fin da quaggiù.
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