Verbi delle vacanze…/1: Riposare
Il tempo estivo regala varchi in cui la “vacanza” può riportare al senso etimologico e più profondo del termine, ovvero il “vacare” latino che significa “essere libero”…I tempi di riposo possono offrire un’opportunità preziosa – che perlustriamo attraverso alcuni testi della spiritualità francescana – per recuperare una libertà dello spirito che diventi davvero carica per la ripresa del quotidiano con tutte le sue incombenze…
Che significato assegnare allora al “riposo”? Ben lungi dall’essere “ozio” il riposo è la cessazione dell’affanno che ci spinge a vivere e agire come se tutto continuamente dipendesse da noi e come se fossimo noi i soli a poter risolvere i problemi del mondo…Riposare è ristabilire un senso di preziosa dipendenza, quella che ci riconcilia col tempo, con le nostre fragilità, con la paura del poi e col rimpianto del prima. Riposare è darsi l’occasione per risalire alle radici dell’essere e rassicurarsi, ritrovando l’alveo entro il quale restano nella benedizione i nostri giorni. La preghiera – regalarsi nella “vacanza” una sosta per riascoltare il respiro in cui siamo – è riposo che ci fa sentire accolti, custoditi e accompagnati. È ritrovare familiarità con un ritmo capace di imprimere un altro passo alla pena e alla gioia di ogni giorno, è sperimentare Colui che rimane in noi perché non si dia spazio nella nostra esistenza nel quale non possiamo rimanere in Lui. È saper abbandonarsi, gioire, godere perché – finalmente – “liberi” ci si è accorti che fa ancora capolino, con pazienza e pudore, sulle nostre strade la Bellezza che tanto abbiamo bisogno di ascoltare e guardare. Così san Bonaventura narra di Francesco: «Non lasciava passare inutilmente, per sua trascuratezza, nessuna visita dello Spirito: quando gli si presentava, si abbandonava ad essa e ne godeva la dolcezza, finché il Signore glielo concedeva. Se, mentre era in viaggio, sentiva il soffio dello Spirito divino, lasciava che i compagni lo precedessero e si fermava, tutto intento a fruire della nuova ispirazione, per non ricevere invano la grazia» (Leggenda maggiore: FF 1177). Ma come trovare, infine, il riposo interiore, la pace? Con semplicità ce ne offre una via la francescana eremita Sorella Maria di Campello (1875-1961), indicando implicitamente nell’umiltà e nella mitezza di Gesù l’antidoto a quella tensione al controllo e al potere sugli istanti e sulle cose, in cui disperdiamo tante energie: «E Gesù le [all’orante] dice: impara da me che sono mite e umile di cuore, se vuoi trovare riposo all’anima tua. Oh sì sì, un momento di riposo per l’anima è lode al cielo, è benedizione su nostra Madre Terra, è lenimento agli Inferi» (Sorella Maria. Raccolta di pensieri a cura di Giovanni Vannucci, Pro manuscripto, Campello 2003, p. 55). È che ci fa da specchio Qualcuno che ha continuamente tempo per noi…
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