R come… riposo!
A circa quattro chilometri da Città di Castello c’è l’eremo del Buonriposo, che deve il suo nome proprio al fatto che qui san Francesco vi avrebbe trovato tranquillità e pace. Nelle Fonti Francescane non troviamo traccia esplicita di quest’eremo dal nome così evocativo e agognato (sappiamo solo del soggiorno del santo a Città di Castello in FiorCons 4: FF 1930, e di un eremo da queste parti in Salimbene 16: FF 2593), ma le memorie locali ne hanno tramandato la storia. E allora bisogna crederci. Ma lo facciamo molto volentieri, non solo perché di riposo, per il corpo e per l’anima, ne abbiamo tutti grande bisogno. Ma anche perché ci sorprende piacevolmente sapere che anche Francesco, per il resto descritto sempre occupato nella preghiera o nella predicazione, «a stento o quasi mai si era preoccupato di dare un po’ di riposo al suo corpo» (1Cel 97: FF 488), pure lui si riposò. E ne fu felice, se se ne portò via, appunto, un “buon” ricordo.
In realtà, Francesco non si era dimenticato di essere, lui e i suoi frati, uomini in carne ed ossa. Per cui niente spiritualismi né eroismi disincarnati. Tant’è che da subito bisogna pensare ad una situazione anche abitativa, seppur povera, «dove riposare e attendere a fare le cose necessarie» (CAss 56: FF 1575; cf. 1Cel 44: FF 397). È vero: Cristo è il “riposo” di Francesco (cf. Clar prologo: FF 2125), anche nel senso di quel «riposo eterno» che tante volte invochiamo nelle nostre preghiere per i morti (cf. 3Comp 68: FF 1482). Ma sappiamo di tanti luoghi di riposo di Francesco: sotto l’ampia chioma di una quercia alla Verna, subito disturbato dall’accoglienza rumorosa degli uccelli (FiorCons 2: FF 1903); Satriano, in casa di un povero (Spec 22: FF 1705); Collestrada, presso un lebbrosario, con frate Masseo (Indulgenza della Porziuncola: FF 2706/10); una capanna nel giardino di San Damiano, dove l’atroce dolore agli occhi gli faceva trascorrere notti in bianco (CAss 83: FF 1614); Greccio, dove fu invece il diavolo a impedirgli il riposo con un cuscino “indemoniato” prontamente sfrattato dalla cella (CAss 119: FF 1673); la chiesa di Bovara, dove ugualmente lo stesso diavolo avrebbe voluto impedirgli di riposare e di dormire (inutilmente: alla fine «riposò in pace»; CAss 65: FF 1593). Talmente il demonio ce l’aveva con il riposo di Francesco!
Ma Francesco stesso non si sarà sorpreso leggendo il Vangelo? Gesù «disse loro: “Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’”» (Mc 6,31). E non si sarà riconciliato con fratello corpo leggendo delle visite ristoratrici di Gesù agli amici Marta, Maria e Lazzaro? «Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo» (Gv 12,1-3). Quell’ebreo Gesù che pure doveva essere fedele alla legge dello shabbat: «Sarà per voi un sabato di riposo assoluto» (Lv 16,31). Riposo eterno, infine, che sarà di tutti i credenti (Eb 4,3)!
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/42)
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