Domenica 19 giugno 2016, XIIª TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo
Luca 9, 18-24
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».
Dalle Fonti
1 Celano, 99: FF 492-493
Si provarono diversi medici con rimedi diversi, ma non se ne fece nulla; allora Francesco si recò a Rieti, dove si diceva dimorasse uno specialista molto esperto per la cura di quel male. Al suo arrivo fu accolto benevolmente e con amore da tutta la curia romana, che in quel periodo risiedeva in quella città, ma in modo tutto particolare lo ricevette con tanta devozione il cardinale Ugolino, vescovo di Ostia, famoso allora per rettitudine e santità di vita. Il beato Francesco lo aveva scelto col consenso e beneplacito del papa Onorio III, come signore e protettore del suo Ordine, proprio perché gli era cara la beata povertà e onorava assai la santa semplicità. Questo prelato imitava la vita dei frati e, desideroso di raggiungere la santità, era semplice con i semplici, umile con gli umili, povero con i poveri. Era un frate tra i frati, tra i minori il più piccolo e, per quanto gli era consentito, si ingegnava a diportarsi sempre come uno di loro nella sua vita e nei suoi costumi. Era sollecito di dilatare ovunque l’Ordine minoritico e, d’altra parte, la fama della sua vita santa contribuiva a diffonderlo maggiormente anche nelle regioni più lontane.
Alla vita
Fino all’estremo dell’evento pasquale il Nazareno, il principe della pace, seme gettato nella terra affinché porti sovrabbondanza di frutti (Gv 12,24), diviene l’affidabile passaggio per l’incontro con l’autentico dell’originario che è Dio – nel suo accadere in quanto corpo di carne: esponendo, dunque, in ogni istante e in modo scandalosamente arrischiato, la verità stessa di Dio alla possibilità realistica di non esser riconosciuta, nè accolta (Gv 1,5.10). Così è Dio, nell’esegesi ultimamente valida offerta dal suo messia: totalmente sospeso al sapere affettuoso e affezionato che solo il cuore sa accordare.
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