Domenica 17 aprile 2016, IVª DI PASQUA
Dal Vangelo
Giovanni 10, 27-30
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Dalle Fonti
1 Celano, 59: FF 426
Un giorno, recatosi ad Alviano a predicare e salito su un rialzo per essere visto da tutti, chiese silenzio. Ma mentre tutti tacevano in riverente attesa, molte rondini garrivano con grande strepito attorno a Francesco. Non riuscendo a farsi sentire dal popolo per quel rumore rivolto agli uccelli, disse: «Sorelle mie rondini, ora tocca a me a parlare, perché voi lo avete già fatto abbastanza; ascoltate la parola di Dio, zitte e quiete, finché il discorso sia finito». Ed ecco subito obbedirono: tacquero e non si mossero fino a predica terminata. Gli astanti, stupiti, davanti a questo segno dicevano: «Veramente quest’uomo è un santo e un amico dell’Altissimo!». E facevano a gara per toccargli le vesti con devozione, lodando e benedicendo Iddio. Era davvero cosa meravigliosa, poiché perfino le creature prive di ragione sapevano intendere l’affetto fraterno e il grande amore che Francesco nutriva per esse!
Alla vita
Voce mite quella di colui che, irrompendo in sovranità soave alle orecchie delle sorelle e dei fratelli suoi, si fa tocco di carne, a schiudere i loro occhi, occlusi alla grazia sempre operosa. Non in-canta il loro umano, come sirena ingannatrice, con-vocandone fantasmatici ‘domani’ – “a due passi dal cielo” (Capossela) -, mentre se ne ciba lautamente (Lc 16,19ss), inesorabilmente incatenati agli ‘ieri’ da ricordi mendaci. Voce tangibile nel suo in-visibile vibrare, sulle corde dei sensi, il senso giunto a piena maturazione (Ct 2,8ss; Gv 15,5.8.11)… E che narra di regioni “oltre la grande cortina di pioggia di questo mondo” chiuso su se stesso, dove “tutto si trasforma in vetro argentato… bianche sponde e, al di là di queste, un verde paesaggio sotto una lesta aurora” (Tolkien).
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