Vergine fatta Chiesa – Solennità dell’Immacolata Concezione
Così Francesco la chiama nel Saluto alla beata Vergine Maria (FF 259-260). Dimora divina, scelta e consacrata dall’intera Trinità nel giorno dell’Annunciazione, quando con la persona del Verbo discese in lei «ogni bene». E pensare che era poco più che una ragazzina, intenta alla sua vita e ai suoi normali sogni di donna. Da poco si era fidanzata ufficialmente e in modo vincolante con Giuseppe. Una quasi-donna e certo mai si sarebbe immaginata una rivoluzione di tale portata cosmica.
L’angelo riesce a confonderla col suo roboante saluto, subito attento a rasserenarla. La invita alla gioia perché al centro delle attenzioni speciali di Dio, che è con lei. Fino a un secondo prima tutto era sullo sfondo inconsapevole; ora tutto brilla della gioia di esser coinvolta in prima persona e in modo responsabile nel piano salvifico di Dio. C’è di che restare sconvolti di fronte alla consapevolezza di essere amata gratuitamente e per sempre da Dio.
È tale certezza che diventa l’aria per le ali della sua libertà. Maria la impegna dopo avervi meditato, dopo aver raccolto maggiori informazioni sul nascituro, dopo aver domandato spiegazioni biologico-circostanziali molto concrete – «non conosco uomo – mai avuto relazioni sessuali con alcun uomo!» – sulle possibilità di un tale evento: dare alla luce l’atteso da millenni, il Figlio di Dio, il Messia. L’atto diretto e creativo di Dio renderà fecondo il suo grembo di giovanissima vergine.
Nulla è impossibile a Dio. Nemmeno passare per la rischiosissima responsabilità di rispondere in modo libero da parte di Maria. Sì, lei poteva dire di no. Dio accetta il sommo rischio della libertà che lui ha creato. In questo modo dona dignità divina alla libera risposta di un essere umano. «Ecco la serva del Signore! Che mi possa proprio capitare quello che hai detto!».
Maria aderisce al progetto del Creatore sulla sua vita di madre, sul suo progetto legittimo di maternità normale. Maria vi partecipa con tutto il suo desiderio entusiasta, senza passività servile alcuna. Risponde da donna a un dono di amore ricevuto. E lo fa nelle modalità di un servizio appassionato e di un amore fedele che si è liberamente attribuita. Per nulla passiva, per nulla incastrata. Fiera di poter servire da regina a un piano infinitamente più grande di lei, ma non senza di lei.
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