F come… finestra!
Effettivamente “stare alla finestra” indica attesa, speranza: Noè, per esempio, dalla finestra dell’arca scrutava se mai arrivasse la fine del diluvio, e dalla stessa rilasciava a questo scopo prima un corvo e per due volte consecutive una colomba (Gen 8,6-10), o alla finestra fa capolino il volto dell’amato (Ct 2,9). Da una finestra del palazzo vescovile di Assisi, san Francesco ammalato guardò verso la piazza antistante: ed è l’unica finestra esplicitamente menzionata nella vita del santo di Assisi (che, del resto, non c’erano nelle capanne di frasche o nelle grotte dove viveva assieme ai suoi primi frati; frate Agnello «prese i più severi provvedimenti a proposito delle finestre della chiesa del convento di Gloucester», probabilmente impreziosite da vetrate colorate: Eccleston 49: FF 2471), mentre per Chiara abbiamo notizia solo delle finestre con grata del monastero: ad una la grata venne tolta allorché la salma di Francesco passò da San Damiano prima di essere tumulata in Assisi (CAss 13: FF 1559). Certamente, pur essendo menzionato anche qualche “guardone” maschio, come il re filisteo Abimèlec che dalla finestra spia Isacco e Rebecca che amoreggiano tra loro (Gen 26,8), è per definizione un oggetto architettonico “femminile”: vi si affacciò la perfida Gezabele agghindata a festa, ma ciò non le bastò per sottrarsi alla morte (2Re 9,30-33); da una finestra Mical, figlia di Saul, spiò le nudità del re David che danzava davanti all’arca, e anche a lei ciò non portò bene (2Sam 6,16); un nastro rosso attaccato alla finestra, invece, salverà la prostituta Raab dalla distruzione di Gerico (Gs 2,18; 6,22-25): insomma, una finestra a luci rosse.
Del resto, da quella stessa finestra ella aveva fatto scappare di nascosto le due spie ebree che Giosuè aveva mandato in esplorazione nella città (Gs 2,15). Così, altre rocambolesche fughe dalla finestra furono quelle di Eud, giudice in Israele, che da una finestra scappò dopo aver infilzato con la spada Eglon, re di Moab (Gdc 3,22), come nei migliori film d’azione; la Mical di cui prima, quando era ancora moglie di David, che lo salvò astutamente dalle ire di Saul, calandolo dalla finestra e sostituendolo con un fantoccio nel letto (1Sam 19,11-17); da una finestra, dentro un cesto di biancheria, trovò scampo alle ire del re Areta anche il nostro san Paolo (2Cor 11,32).
A qualcuno andò peggio, cadendo dalla finestra: come il re Acazia, che rimase ferito (2Re 1,2), o Èutico, il ragazzo che si appisolò seduto alla finestra, mentre Paolo, pur essendo ormai notte, «continuava a conversare senza sosta». Il quale si rese conto di essere la causa involontaria dell’incidente, e perciò il caduto, sfracellato avendo fatto un volo di tre piani, fu da lui prontamente risuscitato (At 20,7-12). Miracolo che anche a san Francesco toccò fare, quando un bimbo, rimasto chiuso in casa ma che voleva seguire la mamma che andava a messa, si gettò dalla finestra. E naturalmente morì (3Cel 42: FF 865).
Per il resto, nella vita di Francesco sembra proprio che le finestre servano un po’ tutte per gettarvi sdegnosamente… il denaro (o, in un caso, i libri: Spec 69: FF 1762)! Capita a San Damiano (1Cel 9: FF 335), e alla Porziuncola (Spec 14: FF 1697).
Il riscatto per le finestre arriva da madonna Povertà, che definisce le piaghe del Crocifisso «vere finestre aperte sulle viscere della sua misericordia» (SCom 33: FF 1991)!
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/29)
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