L come… libro!
Naturalmente parliamo di quegli oggetti fatti di una copertina e di poche o tante pagine, il tutto rigorosamente cartaceo. Comunque di qualcosa che ha a che fare da vicino con la scrittura manuale. Che poi può servirsi di supporti di vario tipo, ma nessuno per ora elettronico: nel caso dei comandamenti divini, che già erano comunque stati scritti su «tavole di pietra» (Es 24,12), si dovrà poi scriverli anche sugli stipiti delle case, perché ci si ricordi che essi valgono sia dentro che fuori (Dt 6,9); può essere un rotolo di pergamena, scritto su ambedue i lati, da leggersi perciò srotolandolo (Ez 2,10); arriverà un tempo in cui «anche sopra i sonagli dei cavalli si troverà scritto: “Sacro al Signore”» (Zc 14,20). Insomma, la parola di Dio dilaga ovunque, e qualsiasi superficie è buona per metterla “nero su bianco”! Per nostra fortuna, qualcuno ha poi pensato, crediamo su assistenza dello Spirito Santo, di mettere per iscritto, in veri e propri libri, tutte queste cose e molte altre (Lc 1,1-4; At 1,1-2; Ap 1,19). Anzi, ne sono pure restate fuori (Gv 20,30-31).
Semmai, un vero e proprio hackeraggio divino, è la misteriosa scritta che appare sul muro nella sala del banchetto del re Baldassàr, «Mene, Tekel, Peres», che Daniele interpreta come di malaugurio per il re stesso (Dn 5). Mentre un po’ più virtuale, perciò in qualche modo volatile ed evanescente, è la scritta, rimasta per sempre ignota, da Gesù tracciata nella polvere, davanti alla peccatrice e ai suoi accusatori (Gv 8,6). Anche se in realtà è Gesù stesso a rivelarcene la password d’accesso: misericordia!
A Francesco, come a molti di noi, non andavano eccessivamente simpatici i libri. Fosse anche il libro del Vangelo, c’era comunque qualcosa di più importante, come la carità ad una povera mamma: «Disse il beato Francesco: “Da’ a nostra madre il Nuovo Testamento: che lo venda per far fronte alle sue necessità. Credo fermamente che piacerà di più al Signore e alla beata Vergine Madre sua se doniamo questo libro, anziché farci delle letture”. E così glielo regalò» (CAss 93: FF 1629). Allo stesso modo si poteva anche.. strappargli le pagine, quasi un “pezzetto a ciascuno”, purché nessuno ne restasse senza: «Un giorno capitò a Francesco di avere un Nuovo Testamento. Poiché i frati erano parecchi e non potevano averlo tutti insieme, staccò foglio dopo foglio e ne diede a ciascuno perché tutti lo studiassero e non si disturbassero a vicenda» (Ep. de tribus quaestionibus: FF 2705). Per Francesco, il possesso di libri rischia di farci credere superiore agli altri (CAss 104: FF 1650). Eppure, con un libro saldamente tra le mani di solito viene raffigurato, a insinuare quanto comunque fosse importante per lui la Parola di Dio. E quanto noi dobbiamo diventare “libri aperti” perché gli altri ci leggano delle meraviglie di Dio, come si diceva di Chiara (BolsC 14: FF 3298). Nella speranza di vedere il nostro nome, alla fine, niente di meno che tra le pagine del… cielo (Lc 10,20)!
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/18)
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