Migranti, “Come uno nato tra di voi sarà colui che viene a stabilirsi presso di voi. Lo amerai come te stesso, perché voi siete stati immigranti nella Terra d’Egitto” (Lv 19,34)
Il fenomeno “migratorio” per il suo carattere universalistico, rappresenta una tra le principali “questioni”, che la civiltà della “globalizzazione” è chiamata ad affrontare. Le instabilità geo-politiche alimentate da focolai non marginali di esasperati “nazionalismi”, “integralismi” e “fondamentalismi”, aggiunte ad una diseguale e disumana distribuzione delle risorse e delle ricchezze, fomentano conflitti bellici su ogni dove del Pianeta, già di per sé sconquassato, anche per i danni causati dall’uomo, da un susseguirsi ciclico di catastrofi naturali, di carestie e di epidemie. Dai territori sconvolti e coinvolti da questo drammatico assieme, si muovono in transumanza folle di disperati, che, pur di uscire dalle tenebre della fame e delle guerre, sono disposti a tutto, non hanno nulla da perdere, se non la vita al limite della sopravvivenza.
E così, da ogni coordinata, le carrette di mare trasportano uomini come carne da macello. Ad ogni cresta d’onda i deboli soccombono, i morti si buttano in acqua come zavorre, in quest’ordine “spartano” sopravvivono solo i più forti e i vigliacchi, padroni delle tratte umane, “mercanti di morte”. I sopravvissuti dall’apocalisse, relegati, nei paesi ospitanti, ai margini della gerarchia sociale, sono pressati da un processo di traumatizzazione dei tradizionali meccanismi di coesione comunitaria e sottoposti ad una complessa ricostruzione della propria identità, in una condizione di mortificazione della dignità umana, che se non sostenuta nei processi d’inserimento, alimenta pregiudizi, incita all’odio razziale, fa impennare il tasso di conflittualità tra gli attori sociali.
Sul rischio di un rigurgito ampio e violento di sentimenti xenofobi, bisogna rivitalizzare la memoria storica, per riaccendere dall’oblio il faro sulle sofferenze, le difficoltà e i sacrifici dei nostri emigrati e riprendere coscienza, che in fondo stiamo ripercorrendo la stessa storia da un punto di vista rovesciato. Bisogna cioè convincersi per davvero che ogni Nord ha il suo Sud, ogni Est il suo Ovest, ogni luogo la sua rosa dei venti e siamo tutti a Nord e tutti a Sud, tutti ad Est e tutti ad Ovest, siamo solo miseramente uomini, viandanti che passano, cittadini dell’Universo.
Qui da noi, sul Vecchio Continente, se si vuole favorire con convinzione il “diritto di partecipazione” ai cittadini “Terzi” vi è la necessità che l’intera UE condivida il “mutuo riconoscimento” iniziando dai “corridoi umanitari” nei paesi di transito, garantendo i basilari principi dei “Diritti Umani” in una visione solidale dell’incontro e dello scambio.
Nel contempo va riproposto con forza l’impegno per realizzare quello che già nel 1950 era uno degli assi portanti della “Dichiarazione Shuman”: «Se potrà contare su un rafforzamento dei suoi mezzi, l’Europa sarà in grado di realizzare uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del Continente Africano». È necessario che ciò accade in un arco ragionato di tempo, è questa l’unica vera strada da percorrere, lo avvertiamo noi che siamo testimoni, sul sangue dei tanti, troppi morti innocenti, di un mutamento strutturale, che avrà ripercussioni non indifferenti sulla storia delle civiltà e prospetta che il futuro dell’umanità o sarà “plurale” nell’accettazione delle “diversità” o non sarà affatto. Sulle umane debolezze, sulle diffidenze e i pregiudizi, sull’odio e sulla violenza, bisogna giorno dopo giorno, sull’esempio di San Francesco, rinvigorire i valori della solidarietà e della condivisione con lo spirito aperto alle meraviglie del creato, che appartiene unicamente a Dio e perciò a tutti e a nessuno.
«La carne dei migranti è carne di Cristo» (Papa Francesco). Verrà tempo, e lo sarà per tutti, che il sipario calerà sulla scena degli accadimenti, si entrerà nel tempo senza luogo, nel luogo senza tempo e sarà notte di perdizione per chi non sa riconoscersi figlio dello stesso Padre, fratello d’ogni Creatura.
(Spunti francescani per un nuovo ri-nascimento/2)
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