Dio senza prezzo (Lc 16, 9-15)
Dio è fuori mercato. Senza prezzo. Inutile tentare di comprarlo. I beni, qualsiasi bene, ce l’ha già dato lui, in anticipo. Attaccarsi a questi pone in una situazione imbarazzante, da miserevoli, che più accumulano più si confermano poveri. Più onnipotenza cercano, più si proclamano inani.
Incompatibile perciò servire insieme Dio e Mammona. Sono due vite, due spiritualità diverse, di qualità incommensurabile. L’una ripiegata a inseguire una sicurezza mortalmente minata e minacciata all’origine dalla paura; l’altra tutta tesa a tessere relazioni donando quanto gratuitamente ricevuto, con la sempre più sperimentata e confermata certezza di aver avuto solo ciò che effettivamente si ha donato, condiviso, fatto circolare, creando bene e valore per tutti.
Francesco ha colto quest’ultima logica. Per questo si è potuto tranquillamente denudare davanti a suo padre, riconsegnandogli figliolanza e vestiti, certo di una paternità più grande, previa e gratuita, libera dai ricatti del sangue e del denaro.
Lezione infinita, che libera al solo assistervi, perché infrange la pretenziosa illusione della sudditanza alle cose, non più sorelle da coinvolgere in modo creativo e servizievole, ma schiave mute delle nostre paranoiche paure.
Dio non porta il prezzo imposto dalle nostre paranoie. Per questo ci libera. Per ricchezze più interessanti e inattese. Per crescere e arricchirsi davvero.
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