Il priming di Dio (Lc 12, 35-38)
«Siate pronti». Quasi un allerta, minaccioso. Oppure no, altro. Un amoroso richiamo ad attendersi, come due amanti complici del proprio invalicabile segreto. Un piacevole stato di allerta che riemerge comunque, ancorché interferito dal chiassoso tran tran dei giorni. Quasi ad avvolgere di sé qualsiasi cosa come in una involontaria confezione regalo. Per quando ci si incontra, senza fatica, sempre inediti.
Gli psicologi hanno scoperto l’effetto priming. Lo descrivono e definiscono come un innesco inconscio di memorie che guidano le percezioni, le valutazioni, le azioni. E’ talmente potente che, ad esempio, può rallentare in misura significativa i nostri passi se tra le parole offerte mischiate alla nostra attenzione ve ne sono anche solo alcune che ricordano l’esser vecchi. Il priming innesca in modo inconsapevole effetti specifici, misurabili con la velocità delle risposte a degli stimoli. Viene sfruttato per testare intere campagne di marketing e così migliorarne di gran lunga l’efficacia.
Sembra che questo brano evangelico, forse in modo inconsapevole per Luca stesso, Gesù utilizzi questo meccanismo per aiutarci a vivere meglio, sempre al top della nostra attenzione, pur sempre distraibile dalle tante incombenze quotidiane. «Siate pronti» è come un basso continuo, che influenza il ritornare amoroso della propria attenzione sull’amante che ci attende. Molto meno preoccupato del nostro distrarci che non del ravvivare la predisposizione a Lui, come il ritorno di una molla.
O come lo sguardo paziente di chi pregusta l’ora dell’appuntamento.
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