Stefano di Narbona, sacerdote francescano, e compagni martiri (†1242), beati

29 Maggio

Agli albori del XIII secolo nella Francia meridionale, in particolare nella contea di Tolosa, la vita della Chiesa era turbata dal dilagare dell’eresia albigese. Da una parte e dall’altra, gli eccessi di zelo erano all’ordine del giorno, sconfinando spesso nell’intransigenza. Stefano di Narbona, già abate benedettino, faceva parte dell’inquisizione. Nel 1242, ormai convintosi che fosse bene farla finita, il governatore Raimondo d’Alfar invitò i frati nel suo castello vicino a Tolosa col pretesto di instaurare con loro un nuovo rapporto di amicizia basato su propositi di conciliazione. In realtà era solo un inganno volto a catturarli: li fece infatti rinchiudere in una grande sala del castello e nel pieno della notte ordinò che fossero trucidati. I religiosi non si fecero intimorire ed andarono incontro a Cristo, affrontando per suo amore il martirio e cantando nell’attesa il Te Deum. Assieme al francescano, trovarono la morte alcuni religiosi domenicani e alcuni chierici.
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Messaggero di Sant'Antonio