Giorgio La Pira, francescano secolare (1904-1977), servo di Dio

05 Novembre

Siciliano d’origine (nacque a Pozzallo, Ragusa, il 9 gennaio 1904) elesse poi Firenze a sua città, centro di tutta la sua molteplice attività di politico, sindaco, professore universitario, laico impegnato nella Chiesa, terziario domenicano e francescano, operatore di pace nel mondo. Nel 1928 aderì all’Istituto Secolare della Regalità di Cristo, fondato da p. Agostino Gemelli, inserito nell’Università Cattolica e legato alla spiritualità francescana. Pregava e studiava dall’alba all’intera mattinata, dedicandosi per il resto ai giovani con incontri formativi, all’organizzazione dell’Azione Cattolica specie nella periferia fiorentina, alla carità verso i poveri. Nel 1934 fondò per i più poveri, l’Opera del pane di S. Procolo, che radunava ogni domenica intorno all’altare per ricevere anche l’Eucaristia, pane per l’anima e per il corpo. Collaborò con il grande cardinale di Firenze Elia Della Costa, nella difesa degli ebrei ed a risolvere le vicende fiorentine di quei tempi. Nel 1939 diede origine alla rivista “Principi” nella quale prendeva posizione contro il tiranno, la dittatura, il razzismo, le invasioni naziste della Finlandia e Polonia. Il fascismo nel 1940 la soppresse, La Pira venne perseguitato e dopo l’8 settembre del 1943 lasciò Firenze, rientrando in città nell’agosto del 1944. Nel periodo della Liberazione, si aprì la fase più politica della sua vita; nel 1946 venne eletto deputato nell’Assemblea Costituente nella lista della Democrazia Cristiana, divenendo con il suo contributo culturale e morale, uno dei maggiori artefici dell’impostazione della Costituzione. Nel 1948 venne rieletto deputato e nominato Sottosegretario al Lavoro nel governo De Gasperi, fu al fianco dei lavoratori nelle aspre vertenze sindacali del dopoguerra. Nel 1951 sentì la sua ispirazione a dedicarsi con particolare impegno per la pace nel mondo e già il 6 gennaio di quell’anno, intervenne presso Stalin per la pace in Corea; a giugno fu eletto sindaco di Firenze, carica che tenne dal 1951 al 1957 e dal 1961 al 1965, in quegli anni mise tutto il suo impegno per realizzare una città a misura d’uomo: per ognuno ci voleva un lavoro, casa, scuola, ospedale e chiesa. Si batté per dare un lavoro ai diecimila disoccupati, difese e conservò il posto di lavoro a duemila operai della Pignone, salvando l’azienda con l’aiuto di Enrico Mattei; requisì case e ville vuote in attesa che si costruissero case nuove, fece erigere due nuovi rioni. Seguendo un suo interno disegno, promosse Firenze oltre che a centro qualificato di turismo, anche a centro di un movimento culturale e politico per la pace e la civiltà umana e cristiana; nel 1955 organizzò il Convegno dei Sindaci delle Capitali del mondo, per impegnarli ad un’azione di pace, contro la minaccia di una distruzione atomica; dal 1958 promosse i “Colloqui per il Mediterraneo” per suscitare la pace e la coesistenza fra cristiani, ebrei, musulmani. Si fece pellegrino di pace andando nel 1959 a Mosca, dove parlò al Soviet Supremo in difesa della distensione e del disarmo; nel 1964 andò negli Stati Uniti per la legge sui diritti civili delle minoranze etniche; nel 1965 era ad Hanoi per incontrare Ho Ci Min, per chiedere la pace nel Vietnam. Nel 1976 ancora una volta accettò l’invito della Democrazia Cristiana di presentarsi alle elezioni politiche in un momento di difficile situazione interna; difese i bambini non ancora nati contro l’aborto e ipotizzò un disarmo generale. Ma la sua salute ormai era in declino e la sua vita attiva subì un fermo; morì il 5 novembre 1977.
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Messaggero di Sant'Antonio