Il Santorale Francescano
La Parola di Dio è faccenda “da compagnia”. In compagnia della Chiesa, che ce l’ha trasmessa. In compagnia di tanti cristiani che, anche a proprio rischio, la leggono, la meditano e cercano di viverla. In compagnia di tanti santi: come sant’Antonio di Padova, che ad essa ha dedicato tutto se stesso, e la sua lingua, o come san Francesco, che se l’è trovata impressa nella carne! Come santa Chiara, che ne ha fatto la regola della vita sua e delle sue sorelle a S. Damiano. Come tanti santi francescani, frati, suore, laici: conoscerli ce li rende compagni di strada, giorno per giorno, possibilità concreta per noi di una vita vissuta per Dio e i fratelli. In una santità che trascina con sé tutto il “peso” della nostra carne, della nostra storia, dei nostri sogni e delle nostre fatiche. Come le belle illustrazioni di Luca Salvagno ci mostrano…
Pascual Fortuño Almela, sacerdote francescano e martire (1886-1936), beato

Fino al momento dell’arresto, il 7 settembre 1936, la vita di Pascual Fortuño Almela, nato il 3 marzo 1886 a Villarreal (Spagna), scorre sui consueti binari che conducono un aspirante alla vita religiosa a realizzare il suo sogno: entra nel seminario dei francescani minori di Balaguer e ne esce frate e sacerdote. Dopo quattro anni di servizio come educatore nel seminario minore di Benisa, nei pressi di Alicante, viene destinato alla Custodia di sant’Antonio in Argentina, dipendente dalla Provincia di Valencia. Rientrato in Spagna nel 1931, è vicario del convento di Santo Spirito del Monte, presso Gilet-Valencia, quando nel 1936 scoppia la guerra civile. Tra le quotidiane vittime del regime comunista c’è presto anche lui. Arrestato il 7 settembre, il giorno seguente viene ucciso sulla strada tra Castellón e Benicasim, prima a colpi di fucile che lo lasciano illeso e perciò finito con la baionetta. Uno degli assassini, pentito, esclama: «Abbiamo fatto male a ucciderlo: era un santo».