Veronica Antal, martire della purezza

Veronica Antal, martire della purezza

È considerata la Maria Goretti della Romania. Si chiamava Veronica Antal, laica, appartente all’ordine francescano secolare. Venne uccisa a coltellate da un giovane del quale rifiutò le avances. Sabato 22 settembre, nella chiesa parrocchiale dell’Assunzione della beata Vergine Maria di Nisiporeşti, diocesi di Iaşi, viene beatificata. Il rito è presieduto dal cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in rappresentanza di Papa Francesco.
Nata il 7 dicembre 1935, prima di quattro figli, dagli sposi Gheorghe e Iova, fu battezzata il giorno seguente, ricevendo il nome di Veronica. La piccola venne educata dalla nonna Zarafina, donna energica e ben radicata nella fede cristiana, trasmessa soprattutto grazie ai frati minori conventuali, presenti in quelle terre fin dal XIII secolo.
I testimoni che hanno deposto durante l’inchiesta diocesana, molti dei quali ancora in vita, la ricordano come una bambina normale alla quale piaceva giocare con gli altri coetanei. All’età di sette anni cominciò a frequentare la scuola del paese, dove apprese facilmente le materie insegnate da bravi professori, non tirandosi indietro neanche nelle feste organizzate dall’istituto, durante le quali prediligeva recitare poesie o cantare. Conclusi i primi quattro anni di scuola, come era abitudine in quel tempo per le ragazze dei contadini, Veronica rimase in famiglia, per aiutare la mamma nella cura della casa e dell’orto, e nel lavoro dei campi.
Tra i 15 e i 16 anni ebbe modo di conoscere bene la brutalità del regime comunista, che si insediava pian piano in ogni angolo della Romania. Da un giorno all’altro vide scomparire i sacerdoti che svolgevano il ministero, portati via con l’accusa di odio e sovvertimento dell’ordine sociale, e rinchiusi nelle carceri, da dove molti non usciranno più vivi.
Veronica presto imparò la strada che portava alla chiesa, essendovi andata molte volte soprattutto con la nonna. Si incontrò con tante suore rimandate a casa dai conventi, e da queste imparò ad amare per Cristo e a vivere la fede con responsabilità. Così comprese che questa era un dono divino, trasmessole per mezzo della comunità parrocchiale. A lei toccava farla fruttificare e testimoniarla in mezzo alla società. Dall’esempio delle suore nacque in Veronica il desiderio di consacrarsi nell’istituto delle francescane di Assisi, del vicino villaggio di Hălăuceti, che seguivano con grande amore i numerosi orfani della seconda guerra mondiale.
Manifestò questo desiderio alla madre ma ebbe in risposta un rifiuto: la donna avrebbe preferito che la figlia si fosse sposata. Cercò di convincerla ma non ci fu verso. Ormai la decisione era presa. Veronica voleva essere suora a tutti i costi, anche se non c’era più nessun convento che l’avrebbe potuta accogliere perché tutti, sia quelli cattolici che quelli ortodossi, erano stati soppressi dal regime. Così, tra le incomprensioni della madre e il coraggio che le infondevano le suore, la ragazza si costruirà il suo convento in una stanzetta accanto alla casa paterna. Emetterà in segreto voto di castità e si iscriverà all’ordine francescano secolare e poi all’associazione della Milizia dell’Immacolata. Nel silenzio della cella trascorreva ore intere in preghiera, perché il Signore mandasse la sua consolazione nelle carceri piene di vescovi, sacerdoti, religiosi e laici. Pregava per gli ammalati del paese e anche per i giovani che, lasciati senza Dio, si davano a comportamenti immorali.
Al mattino presto, insieme alle suore e alle sue giovani amiche, percorreva ben sedici chilometri per partecipare alla messa nella parrocchia, dove si comunicava col suo Sposo divino, e alla fine ritornava, aiutando la madre nelle faccende di casa e nel lavoro dei campi. Niente e nessuno poteva fermarla, nemmeno il gelo e il freddo invernale che caratterizzano il nord della Romania.
Giorno dopo giorno, tra lunghi momenti di preghiera, praticando l’ascesi e aiutando le persone bisognose, maturò nel cuore la sua consacrazione personale al Signore, come dono e fonte di benedizione per i fratelli. Leggeva negli ultimi giorni della sua esistenza terrena la biografia di Maria Goretti, la giovane italiana che era stata beatificata pochi anni prima, e che colpiva tantissimi fedeli per il coraggio e la grande fede mostrata durante la prova suprema. Leggeva questo libro e piangeva, racconterà un’amica alla quale confiderà: «Se mi dovesse capitare la stessa cosa, mi comporterei come Maria Goretti». Profezia o semplice emozione, le sue parole si avvereranno alla lettera.
Il 22 agosto 1958 si recò nel villaggio di Hălăuceti, dove il giorno seguente doveva partecipare alla celebrazione della cresima. Per la notte si fermò da un’amica e la mattina seguente, di buon ora, si diresse verso la chiesa per aiutare le suore nella preparazione della messa. Visse con grande fede la celebrazione e si comunicò con Gesù. Non stava molto bene, forse a causa del caldo, racconterà una testimone. Infatti, dopo aver aiutato le suore a rimettere tutto a posto nella chiesa, ritornò dalla sua amica e aspettò il fresco della sera per rimettersi in viaggio, anche se le suore l’avevano invitata a rimanere con loro.
Domenica sera, ormai col sole calato, Veronica partì verso Nisiporeşti. Con la corona del rosario in mano, tra un mistero e l’altro, attraversava i campi di granoturco e sperava di arrivare quanto prima a casa. A metà strada si imbattè nel giovane Pavel Mocanu, che si dirigeva verso la stazione ferroviaria. Questi, annebbiato nei sensi, le rivolse le sue attenzioni e tentò di usarle violenza. Al rifiuto deciso di Veronica, estrasse un coltello e non smise di colpirla finché non crollò a terra, infliggendole ben 42 coltellate su tutto il corpo. Prima di partire, l’assassino le sistemò sulla schiena una croce fatta con le piante di granoturco. Sarà ritrovata la mattinata seguente dai contadini, col rosario stretto nella mano destra e con la croce sulle spalle.
La fama di santità di cui godeva nella vita si diffuse subito, estendendosi costantemente presso molte comunità, sia in Romania che al di fuori; cosicché, nonostante l’impedimento del regime, la gente ha sempre continuato a visitare la sua tomba e il luogo del martirio. A questo ha contribuito molto l’interessamento del francescano conventuale Anton Demeter, testimone di fede e ora servo di Dio.
Nel 2003 è stata aperta l’inchiesta diocesana presso Iaşi e nel 2007 tutto l’incartamento riguardante la giovane è arrivato alla Congregazione delle cause dei santi.
Il 27 gennaio scorso Papa Francesco ha riconosciuto il martirio in odium fidei della serva di Dio Veronica Antal e ne ha autorizzato la promulgazione del relativo decreto.
Con la sua vita e la sua morte santa, Veronica è un modello soprattutto per i giovani. A loro mostra come vivere con responsabilità e semplicità la fede, riconoscendo l’alto valore della castità donata da Dio, che vale la pena custodire anche a prezzo della vita. La serva di Dio poi è un modello anche per i membri dell’ordine francescano secolare, a cui essa apparteneva, perché vivano con gioia e impegno la loro consacrazione al Signore, sull’esempio di san Francesco d’Assisi.

Damian Pătraşcu, in Osservatore Romano, 22 settembre 2018, p. 6

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ARTICOLO DI: Santi Francescani

“Il carisma di Francesco e Chiara non ha mai smesso di "produrre" santità, anche nel nostro tempo: uomini e donne, giovani e adulti, frati, clarisse, francescani secolari, simpatizzanti a vario tipo del francescanesimo, che ancora oggi credono che vivere il Vangelo non solo è possibile. Ma, persino, realizza in pienezza la nostra vita!”

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