H come… hashtag!

H come… hashtag!

«Un giorno il beato Francesco […] chiamò frate Leone e gli disse: “Frate Leone, scrivi” […]» (Plet 1: FF 278). E possiamo pure immaginarci che frate Leone dovesse scrivere, invece che su una pergamena, digitando i tasti dello smartphone. Sappiamo che i nostri due se ne stanno tornando bel belli da Perugia a S. Maria degli Angeli, di notte, in pieno inverno. Il motivo della discussione verte su quale sia effettivamente la vera letizia (della “perfetta” letizia parla piuttosto Fior 8: FF 1836). Cominciamo col chiarire che la lista delle eventualità fatta da Francesco (tutti i maestri di Parigi, i prelati d’Oltralpe, come anche i re di Francia e di Inghilterra, sono entrati nell’Ordine, ma non solo: i frati hanno convertito tutti gli infedeli e compiono miracoli di ogni sorta), beh, intanto non è assolutamente fuori luogo, ma soprattutto è del tutto possibile, e anzi realistica. Era davvero ciò che, più o meno, stava succedendo. No, davvero, san Francesco non poteva augurarsi niente di meglio. Non poteva non andare orgoglioso di come si fossero messe le cose nel suo ordine. Non poteva non pensare che non fosse un ordine benedetto dal Signore, persino vocazionalmente. Gli ipotetici messi di cui le fonti parlano, davvero non avrebbero potuto recargli notizie migliori: successi, evangelici, pastorali, spirituali. Non sono assolutamente cose brutte o negative. Ma in questo, sentenzia senza possibilità di replica Francesco al perplesso Leone, non sta ancora la vera letizia.
Arrivare stanchi ed affamati a casa (e che casa! Niente di mano che il conventino di S. Maria degli Angeli, il luogo più amato da Francesco), bussare, essere accolti malamente e cacciati via in ancor più malo modo, e il tutto senza nessun motivo apparente. Sentirsi ormai fuori posto, disprezzati, e niente di meno che dai tuoi. Ecco: «Io ti dico che, se avrò avuto pazienza e non mi sarò inquietato, in questo è vera letizia e vera virtù e la salvezza dell’anima» (Plet 15: FF 278)! Insomma, non c’è meno Dio nei momenti grami della mia vita che in quelli radiosi ed eroici, ma non ce n’è di più in quelli gloriosi che non in quelli “rasoterra” e persino negativi. Ed è questa consapevolezza, di essere sempre e comunque nelle mani di Dio, che mi dà la vera letizia del cuore: la mia dignità, il successo della mia vita, anche religiosa, non sta da una parte piuttosto che dall’altra, ma nel credere che la letizia è “al di là” dell’uno e dell’altro. Perché non dipende sostanzialmente né dall’una né dall’altra.
Eventualmente la situazione negativa ha il pregio, è un’autentica grazia, perché mette a nudo il mio cuore. Permettendomi così la verità di me stesso. Significativamente, il precedente del fioretto francescano è niente di meno che nella Bibbia: «Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla» (Gc 1,2-4). Ecco, frate Leone avrà terminato di twittare: non sarà stato nemmeno nei 280 caratteri ora concessi, ma ha terminato con l’hashtag: #veraletizia!
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/84)

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ARTICOLO DI: Fabio Scarsato

“Fra Fabio Scarsato – Originario di Brescia, frate minore conventuale, è appassionato di san Francesco e francescanesimo, che declina come stile di vita personale e come testimonianza agli altri. È passato attraverso esperienze caritativo-sociali con minori e giovani in difficoltà, esperienze parrocchiali e santuariali nella trentina Val di Non (Sanzeno e S. Romedio), di insegnamento della spiritualità francescana, condivisione di esercizi spirituali e ritiri, grest e campiscuola anche intereligiosi, esperienze di eremo e silenzio. Attualmente vive al Villaggio S. Antonio di Noventa Padovana, ed è direttore editoriale del Messaggero di S. Antonio, del Messaggero dei ragazzi e delle Edizioni Messaggero Padova.”

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