La sapienza che trasfigura. La biblioteca delle clarisse

La sapienza che trasfigura. La biblioteca delle clarisse

Copertine in cuoio, dorsi con evidenti nervature, fermagli di chiusura, borchie. Vi sono libri, nella nostra antica biblioteca, che rinviano agli inizi della storia di questo monastero: a qualche secolo fa. Una discreta quantità di testi liturgici e di scritti di grandi maestri di spiritualità campeggiano, ben allineati e distinti per categoria, su scaffali che da anni custodiscono questi autentici tesori. Sono testi che hanno deliziato e nutrito la vita di fede di molte delle sorelle che ci hanno preceduto nella nostra «Forma di vita» (Rsc 1,1: FF 2750).
Senza dubbio, anche la coscienza e la spiritualità di Francesco e Chiara d’Assisi sono state formate – hanno cioè preso forma – grazie alla mediazione dei testi liturgici in particolare. Il Breviario da essi usato è una piccola biblioteca di testi tratti dalla Sacra Scrittura e dai Padri della Chiesa, per questo i loro scritti sono ricchi di vere e proprie citazioni o semplici rimandi concettuali a questi stessi testi. Quella di Francesco è una cultura teologica elementare. Egli si definisce «ignorante e illetterato» (cf. LOrd 5,39: FF 226), ma non dimostra chiusura o rifiuto verso la «sapienza di questo mondo» (cf. Rnb 17,9-16: FF 48). Per quanto Francesco metta in guardia i suoi fratelli dalla tentazione di lasciarsi ingannare dal desiderio di ciò che non è essenziale, egli non condanna la cultura in se stessa. Ciò che a lui preme è assicurarsi che essi custodiscano e non estinguano «lo spirito dell’orazione e della devozione» (cf. LAnt 2: FF252). Per Francesco, infatti, ogni scienza va restituita «con la parola e con l’esempio all’altissimo Signore Dio, al quale appartiene ogni bene» (Am 7,4: FF 156). Un modo eucaristico di entrare in rapporto con il sapere.
Chiara si riconosce perfettamente nel pensiero di Francesco. Nella sua Regola, ella dispone semplicemente un modo diverso di recitare l’Ufficio Divino per le sorelle che sanno leggere e «per quelle che non sanno di lettere» (RsC III,3: FF 2767). A queste ultime è affidata la preghiera per eccellenza, il Padre Nostro, che i Padri della Chiesa definivano «compendio di tutto il Vangelo» (Tertulliano), perché racchiude tutto quanto è necessario per la vita umana. Una scelta profondamente significativa: se nell’ambito monastico tradizionale non si poteva essere monaci senza saper leggere, Chiara apre un nuovo orizzonte. Ella pone al centro la persona del Signore Gesù Cristo povero e crocifisso, l’unico vero possesso da desiderare, al cui mistero è possibile accedere attraverso la contemplazione: «Guarda, considera, contempla, nel desiderio di imitarlo» (2LAg 19-20: FF 2879), scriverà in una sua lettera ad Agnese. Una scelta decisa di povertà e minorità, una posizione che va alle radici della fede e ne vive la nudità.
«Sospesa l’attività intellettuale», scriverà anni dopo il Dottore Serafico, S. Bonaventura, «ogni affetto del cuore sia integralmente trasformato e trasferito in Dio». Non la mera conoscenza intellettuale, infatti, ma la relazione con il Signore permette di lasciarsi toccare e plasmare da Lui, fino a divenire Sua immagine.

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ARTICOLO DI: Clarisse urbaniste

“Sorelle Clarisse – Federazione urbanista. Donne che hanno scelto di seguire più da vicino Gesù, seguendo la testimonianza di vita di san Francesco e santa Chiara, nella vita fraterna, nella povertà e nella preghiera quotidiana. «Dietro una grata», come semplificando si sente dire dai più, per cercare di immaginarsi cosa sia la clausura e la vita contemplativa. La Federazione di Santa Chiara d’Assisi delle Monache Clarisse Urbaniste d'Italia è formata dai Monasteri che professano la Regola delle Suore di S. Chiara promulgata da Papa Urbano IV nel 1263. Da qui il nome di Clarisse Urbaniste. Siamo dislocate in tutta Italia e abbiamo 3 monasteri all’estero: in Venezuela, Messico e Romania. Info: www.clarisse.it”

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