Giovani frati Verso Assisi – testimonianze #7

Giovani frati Verso Assisi – testimonianze #7

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«Beato il servo, che non si ritiene migliore, quando viene lodato ed esaltato dagli uomini, di quando è ritenuto vile, semplice e spregevole, poiché quanto l’uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più. Guai a quel religioso, che è posto dagli altri in alto e per sua volontà non vuol discendere. E beato quel servo, che non viene posto in alto di sua volontà e sempre desidera mettersi sotto i piedi degli altri». [S. Francesco, Amm. XIX; FF 169]

Ecco come il Signore mi ha “parlato”.

Sono le 13 di sabato 28 ottobre, la valigia è pronta con l’indispensabile per 4 giorni in Assisi. Nel ponte festivo di Ognissanti i frati minori conventuali organizzano “Giovani verso Assisi”, un convegno (oggi alla sua 38° edizione) che riunisce ai piedi di san Francesco ragazzi e ragazze da tutta Italia, dalle Alpi alla Sicilia. Per noi giovani frati è un evento tutto speciale che parla del nostro amore e passione per i giovani, che come noi sono innamorati e affascinati dal poverello di Assisi e dalla sua testimonianza di fede e di sequela di Gesù.

Arrivati al pullman, noto subito un ragazzo che fuma, è solo. “Forse è nervoso, non conosce nessuno…” penso io. Vado verso di lui: è di Padova, è il suo primo convegno e davvero non conosce nessuno; non esito allora neppure un attimo e lo presento a un po’ di ragazzi e lo lascio con loro, quella fraternità che lo accompagnerà per tutto il viaggio.

Questo incontro, non mi lascia indifferente, mi incuriosisce quel ragazzo dall’aria titubante che fuma tutto solo, con gli occhiali da sole che gli coprono il volto. Mi domando cosa mai l’abbia spinto a scegliere di trascorrere 4 giorni in Assisi insieme ai frati, alle suore e a tanti giovani sicuramente diversi per stile da lui.

Il viaggio prosegue, i paesaggi scorrono veloci, lancio uno sguardo in fondo al pullman e vedo quel ragazzo che da vero “bullo” è  seduto da solo con le sue cuffie che guarda fuori assorto in tanti pensieri. Decido di raggiungerlo, siamo frati… anzi fratelli.

Si accorge che sono li al suo fianco, si toglie le cuffie, poi gli occhiali e guardandomi stupito si attende qualcosa.
“Come stai?” chiedo io, “bene” risponde un po’ timoroso. “Conosci Francesco ed Assisi?” ribatto. “Non conosco Francesco, e Assisi è in Toscana, vero?”. Accortosi della risposta buffa, scoppia a ridere ed io con lui. Uniti da questa piccolo momento di gioia inizia l’Incontro con un ragazzo speciale. Alberto sta venendo ad Assisi perché desidera affidarsi… Cerca Dio, cerca di riscoprire la virtù dell’umiltà a partire proprio dalla sua relazione con Dio… Già questa intuizione ha il sapore della povertà e umiltà francescana. Scorgo allora una persona in cammino, un pellegrino, un francescano che in modo ancora inconsapevole si sta affidando al Signore per scoprire sé stesso.

Il convegno, #GVA2017#SemiVivi, inizia
ed io già avevo intravisto proprio quei semi lungo la via.

Il secondo giorno decidiamo di stare un po’ insieme e condividere un pezzo del nostro cammino: non siamo più solo un frate e un ragazzo, ma due pellegrini che con umiltà davanti al Signore si raccontano e si accolgono nella loro umanità ferita.

Nell’umiltà del nostro incontrarci ed accoglierci il Signore, proprio come con San Francesco davanti al crocifisso di san Damiano, illumina le nostre ferite, incomprensioni e asperità e ci dona la pace del cuore e l’umiltà di accettare i nostri limiti e sbagli per poi continuare a camminare alla sua sequela.

Anche quest’anno «il Signore ha fatto grandi cose per noi» [Sal 125]
poiché «ciò che ci sembrava amaro, ci fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo» [FF 110].

«Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra,
perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti
e le hai rivelate ai piccoli
». [Mt 11,25]

fr. Simeon

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ARTICOLO DI: Giovani Frati

“Siamo un gruppo di 23 GIOVANI FRATI Francescani Conventuali impegnati nella formazione iniziale, fra lo studio della teologia e le prime esperienze missionarie (in parrocchia, nella Basilica di s. Antonio, in ospedale, in carcere, e in altre realtà sociali). Abbiamo dai 22 ai 47 anni e arriviamo da diverse zone dell’Italia (Triveneto, Emilia-Romagna, Lombardia…), dell’Europa (Francia, Malta, San Marino, Romania, Ungheria) e del Mondo (Ghana, Burundi e Indonesia) e viviamo nel Convento Sant'Antonio Dottore, in via San Massimo, a Padova.”

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