La Quaresima in onore dell’Arcangelo Michele sul monte della Verna (II)

La Quaresima in onore dell’Arcangelo Michele sul monte della Verna (II)

Sul quel sito si frappongono e si scompongono, a scacchiera, irte rocce e tra stratificati anfratti la montagna si spacca ed un sasso imponente sporge nel vuoto; a diritta, più in là, altre anguste rocce si scagliano parallele verso il cielo e creano un baratro, configurazione di una natura ancestrale che dà voce ad una antica leggenda popolare, che narra che le piaghe del Monte furono aperte nell’attimo della spirazione di Cristo sul Calvario.
Tra quei “ruini di massi”, in uno di quegli anfratti a mò di grotta, sul crudo sasso, Francesco trovò riparo per la sua quaresima e volle restare in totale solitudine, “soltanto frate Leone era autorizzato a venire da lui”, da “guardiano” gli restò la compagnia di un falco. Lì, Francesco, consapevole di essere gravemente ammalato, raccolto nella più intima contemplazione, rievoca i tempi della sua epopea umana, ridisegna la mappa del suo tragitto terreno, ritorna sui luoghi della memoria, nella trama dei ricordi, sulle corde vibranti delle emozioni, velate a volte anche da intensa commozione; e tra le crepe di quel “sasso spicco”, sospeso tra il “divino e l’umano”, ove la roccia che spalanca è un ponte verso Dio, Francesco dà voce all’anima nelle ispirate implorazioni al Padre, nell’estasi delle sue Preghiere.
Passano i giorni ed Egli è sempre là, rapito nelle sue orazioni, offerto anima e corpo alla volontà di Dio, affinché un mattino, quello del giorno in cui si commemora l’esaltazione della Croce, mentre era assorto nei suoi intimi e trascendenti colloqui col Signore, gli parò innanzi, al frullo di tre paia d’ali aperte, planando nell’area, in forma di Serafico, un uomo trafitto ad una Croce, con la ferita aperta nel costato. Quando quella visione svanì, nelle sue mani, nei piedi e nel lato destro del torace, comparvero gli stessi segni che aveva visto nell’Uomo crocifisso.
Di quelle piaghe, che lo configuravano all’immagine di Cristo deposto dalla Croce, mai ne fece vanto, anzi cercò in ogni modo di mantenerle segrete, anche ai frati a lui più vicini.
Nei giorni restanti, che si succedevano eguali come le grane del rosario, egli era sempre là, creatura inerme e inamovibile con il cuore e lo spirito aperto alla contemplazione di Dio, finchè giunse il giorno dell’Arcangelo Michele. Così, dopo aver assolto alla più struggente delle sue quaresime, martoriato nella carne, quasi cieco, a dorso di un somaro mandatogli dal Conte Orlando Catani, scese il  monte dell’Averna e con i suoi confratelli, riattraversando la Val Tiberina, ritornò nella verdeggiante piana della Porziuncola, nella sua dimora di Santa Maria degli Angeli.
(da “Nacque al mondo un Sole” di Nicola Savino/23)

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ARTICOLO DI: Nicola Savino

“Nicola Savino, classe 1953, Sociologo presso la Regione Campania, s’interessa prevalentemente delle dinamiche demografiche e delle politiche attive del lavoro. È autore di numerosi saggi, opere di narrativa e sillogi di poesie. Tra le sue ultime pubblicazioni: Nacque al mondo un Sole (Robin Edizioni, 2011), La Battaglia di Poitiers. La causa santa e l’arte della guerra (Robin Edizioni, 2014); è in coso di stampa La Vendetta della natura e la grande moria, che chiude la trilogia “Flashback sull’Evo di Mezzo”.”

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