Gv 20,19-23

premessa del promesso

premessa del promesso

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro:
«Pace a voi!».
Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco.
E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».
Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo.
A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,19-23)

Domenica di Pentecoste, anno A – Nel vangelo di Giovanni, il primo incontro tra Gesù Risorto ed i suoi discepoli è marcato dal saluto: “Pace a voi!”. La pace che Gesù ci dona è diversa dalla Pax Romana, costruita dall’Impero Romano (Gv 14,27). Pace nella Bibbia (shalom), è una parola ricca di un profondo significato. Significa integrità della persona davanti a Dio ed agli altri. Significa anche vita piena, felice, abbondante (Gv 10,10). La pace è segnale di presenza di Dio, perché il nostro Dio è un Dio di pace “Javhé è Pace” (Ger 6,24). “Che la Pace di Dio sia con voi!” (Rm 15,33).

E’ una pace ribadita. E’ la pace del Risorto. Tra i due saluti di pace, lo spazio per riconoscere il Risorto – anzi! – il Crocifisso veramente risorto!! E’ la sola pace che possa placare animi afflitti dal dolore del tradimento e dell’effetto del tradimento: il dramma della morte del Maestro, del Signore. E’ solo in questa dimensione particolarissima di pace che – secondo Giovanni evangelista – può realizzarsi il dono dello Spirito: «Ricevete lo Spirito Santo» (v. 22).

Dalla Pace il dono dello Spirito. E nel dono dello Spirito si apre la missione degli apostoli, che ha come obiettivo la remissione dei peccati. Tale incarico non sarà altro che la continuazione della missione di Gesù, missione di testimone dell’Amore del Padre, della sua Misericordia. Quanta responsabilità messa nelle nostre mani! Nei nostri cuori. Forse – allora – nella misura in cui siamo testimoni di remissione-dei-peccati possiamo verificare quanto lo Spirito abiti in noi, uomini/donne pacificati dal Crocifisso Risorto.

Si parla talvolta della “Pentecoste giovannea” nella sera di Pasqua, ma è meglio distinguerla da quella degli Atti (c. 2; prima lettura), che ha come obiettivo la testimonianza apostolica, mentre qui l’accento è posto sulla “santificazione” degli apostoli. Nonostante questa distinzione, a livello teologico niente autorizza ad armonizzare il racconto giovanneo con quello lucano, come si trattasse di due eventi, con effusioni successive e parziali dello Spirito, anche se è possibile che Luca conservi un autentico ricordo cristiano della prima manifestazione carismatica dello Spirito nella comunità il giorno della Pentecoste, dato che anche nella liturgia giudaica la festa di Pentecoste era connessa con il rinnovamento dell’alleanza del Sinai, almeno nell’epoca di Gesù.

Bibbia francescana ci racconta che la gioia provata dagli apostoli nel vedere/riconoscere il Crocifisso veramente risorto è stata provata ed eguagliata da san Francesco quando potè verificare la retta intenzione di Chiara e le compagne di Sam Damiano. E’ santa Chiara stessa a riferircelo (con un pizzico di sano/santo orgoglio?) nel suo Testamento:

«…Poi Francesco, osservando attentamente che, pur essendo deboli e fragili nel corpo, non ricusavamo nessuna indigenza, povertà , fatica, tribolazione, o ignominia e disprezzo del mondo, anzi, al contrario, li ritenevamo grandi delizie sull’esempio dei santi e dei suoi fratelli, avendoci esaminato frequentemente, molto se ne rallegrò nel Signore» (FF 2832).

Sempre Chiara – nel benedire le sorelle – auspica che incontrino il Risorto celato nel suo saluto:

«Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Il Signore vi benedica e vi custodisca. Mostri a voi la sua faccia e abbia misericordia di voi. Volga il suo volto verso di voi e dia pace a voi, sorelle e figlie mie, e a tutte le altre che verranno e rimarranno in questa nostra comunità e a tutte quelle, sia presenti che future, che persevereranno sino alla fine in tutti gli altri monasteri di signore povere» (Benedizione: FF 2854).

In questa particolare prospettiva si può pensare che il saluto preferito da Francesco possa essere davvero anche l’augurio di incontrare il Risorto che è donatore di Pace:

«Il Signore mi rivelò che dicessimo questo saluto: «Il Signore ti dia la pace!» (FF 121).

Pace che è premessa del promesso: il dono dello Spirito.

[nell’immagine: Cristo Risorto ci dona il suo Spirito. Affresco XII-XIII secolo, cripta duomo di Treviso]

dedicato a fr. Andrea e fr. Simone

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ARTICOLO DI: Andrea Vaona

“fr. Andrea Vaona - francescano conventuale, contento di essere frate. Nato sul limitare della laguna veneta, vive in città con il cuore in montagna, ma volentieri trascina il cuore a valle per il servizio ministeriale-pastorale in Basilica del Santo a Padova e con l'OFS regionale del Veneto. Scrive (poco) e legge (molto). Quasi nativo-digitale, ha uno spazio web: frateandrea.blogspot.com per condividere qualche bit e idea.”

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