Il refettorio delle clarisse, luogo di comunione e vita condivisa

Il refettorio delle clarisse, luogo di comunione e vita condivisa

Il refettorio di S. Damiano è integralmente conservato dal tempo di S. Chiara in tutta la sua semplicità e povertà, dal pavimento alla volta, dalla porta alle tavole rattoppate qua e là per sostenere il peso degli anni. L’umile refettorio ha visto un Papa seduto alle sue mense ed ha assistito ai miracoli dell’umiltà e della carità, della provvidenza e della fraternità.
Quei tavoli antichi ancora raccontano di povertà e penuria, penitenza e digiuni («le sorelle digiunino in ogni tempo», recita la Regola), ma anche di fiducia illimitata nella provvidenza del Padre che nutre gli uccelli del cielo, che diventa condivisione, lode e stupore quotidiano, incoraggiamento a rimanere fedeli all’altissima povertà del Signore e della sua santissima Madre. Come quel giorno in cui arrivarono a mensa 50 fette (quello doveva essere il numero delle sorelle) di pane, a partire dal solo pane che avevano in monastero, del quale la dispensiera per comando di Chiara, ne mandò metà ai frati e della restante metà tagliò una fetta per ciascuna sorella: il pane si moltiplicò tra le mani di colei che lo spezzava, così che ciascuna ne poté mangiare una porzione abbondante (cf. LegsC 15: FF 3189)
In un clima quotidiano di silenzio finalizzato all’ascolto e alla preghiera, Chiara precisa nella Regola che si osservi il silenzio in refettorio «soltanto quando mangiano». Data la ristrettezza del monastero di S. Damiano, è probabile che il refettorio fosse utilizzato anche come luogo di lavoro o per la riunione comunitaria. Il silenzio durante la mensa era ed è tradizionalmente finalizzato all’ascolto di letture spirituali, in modo che «non sia soltanto la bocca a prendere cibo, ma anche le orecchie siano affamate della parola di Dio» (S. Agostino). Mangiare in silenzio non è negazione della fraternità, ma esercizio di consapevolezza del cibo che si mangia, del perché e come si mangia. Un silenzio che educa la consapevolezza della presenza del fratello/sorella che condivide il pane con me, di chi lo ha preparato, di chi mi ha servito o di chi sono chiamato a servire. Silenzio che educa al dialogo, all’ascolto dell’altro e al dire una parola che è veicolo di amore reciproco.
Luogo di fraternità, di dialogo, di servizio reciproco, dove ci si nutre dello stesso cibo necessario al corpo e insieme anche quello per la mente e lo spirito, in particolare si condivide la provvidenza del Padre celeste. Non sempre luogo di quiete.
«Una volta, essendo li saraceni intrati nel chiostro del detto monasterio, essa madonna se fece menare per fino ad lo uscio del refettorio, e fecese portare innanti una cassetta dove era el santo sacramento del corpo del nostro Signore Iesu Cristo. E gittandosi prostrata in orazione in terra, con lacrime orò: “Signore, guarda tu queste tue serve, però che io non le posso guardare”. Allora essa testimonia audì una voce de maravigliosa soavità, la quale diceva: “Io te defederò sempre!”. Allora la preditta madonna orò anche per la città» (Proc 9,2: FF 3060).
Ma sempre luogo in cui si sperimenta la fedele presenza del Signore in mezzo a noi.

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ARTICOLO DI: Clarisse urbaniste

“Sorelle Clarisse – Federazione urbanista. Donne che hanno scelto di seguire più da vicino Gesù, seguendo la testimonianza di vita di san Francesco e santa Chiara, nella vita fraterna, nella povertà e nella preghiera quotidiana. «Dietro una grata», come semplificando si sente dire dai più, per cercare di immaginarsi cosa sia la clausura e la vita contemplativa. La Federazione di Santa Chiara d’Assisi delle Monache Clarisse Urbaniste d'Italia è formata dai Monasteri che professano la Regola delle Suore di S. Chiara promulgata da Papa Urbano IV nel 1263. Da qui il nome di Clarisse Urbaniste. Siamo dislocate in tutta Italia e abbiamo 3 monasteri all’estero: in Venezuela, Messico e Romania. Info: www.clarisse.it”

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