I come… insulto!

I come… insulto!

Se c’è un’immagine fortemente comunicativa, legata all’incarnazione di Gesù, che ha fatto presa nell’immaginario dei cristiani, soprattutto della gente semplice, per la sua potenza evocativa, ma anche per il richiamo forte alla propria realtà quotidiana, è forse quella degli insulti al Gesù condannato a morte. Li abbiamo sentiti narrare ogni volta al Venerdì santo, con commozione e quasi figurandoceli concretamente, se addirittura non li avevamo di fronte: un bel e inequivocabile sputo ben evidenziato, assieme ad una bocca rozza da cui immaginiamo uscire chissà che parolacce, in qualche affresco di quelli che riportano sinteticamente tutti gli oggetti del supplizio di Gesù. Facile da capire, anche per i più piccoli. Capace, probabilmente, di dire tutta la tragedia del Figlio di Dio, venuto sulla terra per salvare gli uomini rivelando loro l’amore misericordioso del Padre. E disponibile ad andare fino in fondo nella sua missione, costi quel che costi. Ma in grado anche di sottolineare tutta la colpa degli uomini, che invece di baciare quel volto santo, come si farebbe con un figlio o con la persona amata, lo si disprezzava fino al punto di insultarlo. Rendendo perciò il gesto di Gesù se possibile ancora più grande, perché gratuito: «Quelli che passavano di lì lo insultavano…» (Mt 27,39), uomini e donne del popolo, soldataglia, sacerdoti e scribi, persino i ladroni crocifissi con lui! E poco prima lo stesso aveva fatto Erode (Lc 23,11). Insomma, nessuno escluso! La storia, lo sappiamo bene, è iniziata molto prima con il misterioso Servo sofferente di Jahvè: «Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, / le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;  / non ho sottratto la faccia / agli insulti e agli sputi» (Is 50,6). Ma se già il salmista pregava Dio dicendo: «gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me» (Sal 69,10; cf. UffPass 5,9: FF 286), Gesù rivolterà come un calzino l’offesa dell’insulto, facendone addirittura un segno dell’essere suoi discepoli: «Beati voi quando vi insulteranno, […] per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5,11-12; cf. 1Pt 4,14; Rnb 16,15: FF 45).
Nessuna meraviglia, allora, se le Fonti Francescane non perdono occasione di raccontare degli insulti che toccarono anche a san Francesco, alter Christus! «Tutti quelli che lo conoscevano, vedendolo riapparire e mettendo a confronto il suo stato attuale con il passato, cominciarono a insultarlo» (1Cel 11: FF 338), addirittura «i ragazzi gli scagliavano contro il fango delle piazze, come si fa contro un pazzo, e lo insultavano con grandi schiamazzi» (Legm 1,6: FF 1335), tanto per cominciare. Poi lo insultarono anche le guardie del sultano a Damietta (1Cel 57: FF 422). Oppure si cercava lui stesso gli insulti: «Sul proprio conto preferiva sentire insulti invece di lodi, perché sapeva che l’insulto spinge a emendarsi; la lode, a cadere. E perciò spesso, quando la gente esaltava i suoi meriti e la sua santità, comandava a qualche frate di dirgli, cacciandogliele bene dentro le orecchie, frasi che lo umiliavano e mortificavano» (LegM 6,1: FF 1103). Solo un tipo di insulti non era disposto a tollerare, che «qualcuno insultasse un povero e proferisse una parola offensiva verso qualche creatura» (1Cel 76: FF 454).
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/64)

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ARTICOLO DI: Fabio Scarsato

“Fra Fabio Scarsato – Originario di Brescia, frate minore conventuale, è appassionato di san Francesco e francescanesimo, che declina come stile di vita personale e come testimonianza agli altri. È passato attraverso esperienze caritativo-sociali con minori e giovani in difficoltà, esperienze parrocchiali e santuariali nella trentina Val di Non (Sanzeno e S. Romedio), di insegnamento della spiritualità francescana, condivisione di esercizi spirituali e ritiri, grest e campiscuola anche intereligiosi, esperienze di eremo e silenzio. Attualmente vive al Villaggio S. Antonio di Noventa Padovana, ed è direttore editoriale del Messaggero di S. Antonio, del Messaggero dei ragazzi e delle Edizioni Messaggero Padova.”

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