Dalle nuove missioni apostoliche alla predica profetica ai perugini

Dalle nuove missioni apostoliche alla predica profetica ai perugini

Fu quello per Francesco un periodo di profonda amarezza; ciò che lo feriva maggiormente non era tanto la considerazione di essere stato praticamente indotto a rinunziare alla “guida” della fratellanza, carica che Egli non avrebbe mai voluto, che di fatto non aveva mai pienamente esercitato e di cui, in fondo, non era neppure capace, quanto piuttosto i “segni evidenti di compromesso che s’andavano delineando insieme a uno spirito più politico e pratico all’interno del suo stesso Ordine”, che sgretolavano, sempre più, il primitivo, condiviso, progetto di fondare una comunità integralmente impregnata nello spirito evangelico e di perpetuarne i precetti nella quotidianità della vita terrena.
Comunque, a monte di queste delusioni, immemore delle sue condizioni fisiche, che andavano progressivamente peggiorando e, nonostante fosse stato da tutti sconsigliato, Francesco non rinunciò alle sue missioni apostoliche.
Il nuovo itinerario lo vide muoversi lungo le pendici e a valle della dorsale appenninica, nelle città e nei borghi dell’Italia Centro-Meridionale. Su quel tracciato giù fino alle Puglie – dove fu ospite nel Castello di Federico II – e ancor più giù nelle terre calabre, per poi risalire, lasciando dietro di se, nelle orme di ogni passo solcato, opere di carità, semi di amore e di pace, fino a rientrare nella sua Porziuncola. Dopo essersi rinvigorito nel grembo della sua casa – madre, Santa Maria degli Angeli, riprese il cammino in direzione opposta alla precedente, su verso nord nelle terre emiliane e romagnole, per poi fermarsi nella dotta Bologna.
Qui, nel giorno dell’Assunta, nella Piazza Maggiore, serrato ad ogni lato da un’immensa folla, predicò: degli angeli e dei demoni, del bene e del male, della pace e delle guerre, della giustizia degli uomini e di quella divina, con parole mirate dritte al cuore della gente, miracolosamente invasa dalla grazia della concordia, invocata da quel mai stanco giullare, lì ormai venerato santo.
Dalle grandi piane delle Terre Emiliane, Francesco, giovane d’anagrafe e di spirito ma vecchio nelle membra usurate del suo corpo malato, rientrò nei suoi confini e, non pago, girovagò missionario tra i centri antichi della sua Umbria, soggiornando nei romitori sparsi numerosi tra i verdi anfratti di quei  colli.
Mentre egli portava la parola del Signore in ogni borgo, sulle mai assopite discordie, dalla vicina Perugia scendevano gli armati, per assoggettare agli interessi dei nobili della città, con tirannica oppressione, i centri contigui.
In quella città, con l’intento di porre fine a tanta barbarie, Francesco si recò e nella piazza principale, dopo essersi imposto, nel nome del Signore, sui nobili, i quali non volevano che predicasse, profetizzò ai Perugini che, per la loro avidità e superbia, Dio li avrebbe presto castigati, schierandoli uno contro l’altro in una guerra fratricida; scontro che di fatto si verificò.
Con la predica profetica al popolo di Perugia si chiuse, quasi definitivamente, per Francesco la sua pluriennale missione apostolica; ulteriori e più gravi problemi di salute lo indussero a desistere da altre peregrinazioni lontane dalla Porziuncola.
(da “Nacque al mondo un Sole” di Nicola Savino/19)

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ARTICOLO DI: Nicola Savino

“Nicola Savino, classe 1953, Sociologo presso la Regione Campania, s’interessa prevalentemente delle dinamiche demografiche e delle politiche attive del lavoro. È autore di numerosi saggi, opere di narrativa e sillogi di poesie. Tra le sue ultime pubblicazioni: Nacque al mondo un Sole (Robin Edizioni, 2011), La Battaglia di Poitiers. La causa santa e l’arte della guerra (Robin Edizioni, 2014); è in coso di stampa La Vendetta della natura e la grande moria, che chiude la trilogia “Flashback sull’Evo di Mezzo”.”

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