Mt 5,1-12

dalle Beatitudini alle Ammonizioni

dalle Beatitudini alle Ammonizioni

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli.
Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». (Mt 5,1-12)

IV domenica del Tempo ordinario, A – Matteo nel “discorso della montagna” offre otto beatitudini. Luca nel “discorso della pianura” ne riporta quattro (e quattro maledizioni, Lc 6,20-26).

Le quattro di Luca sono: “voi poveri, voi che avete fame, voi che piangete, voi che siete odiati e perseguitati” (Lc 6,20-23). Luca scrive per le comunità di pagani convertiti. Vivono nel contesto ostile dell’Impero Romano.

Matteo invece scrive per le comunità di giudei convertiti, che vivono nel contesto di rottura con una sinagoga. Prima della rottura, godevano di una certa accettazione sociale. Ma ora, dopo la rottura, la comunità entrò in crisi e in essa cominciarono ad apparire le diverse tendenze in lotta tra di loro. Alcuni appartenenti alla linea farisaica volevano mantenere lo stesso rigore nell’osservanza della Legge, a cui erano abituati da prima della loro conversione a Gesù. Ma nel farlo, escludevano i piccoli e i poveri. La nuova Legge introdotta da Gesù chiede che siano accolti tutti nella comunità come fratelli e sorelle. Per questo, il solenne inizio della Nuova Legge presenta otto beatitudini che definiscono le categorie di persone che devono essere accolte nella comunità: i poveri, i miti, gli afflitti, coloro che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, i promotori di pace, i perseguitati.

Le beatitudini non sono insolite nella Bibbia. Un semplice calcolo (forse approssimativo) dice che ci sono ben 114 ricorrenze tra Antico e Nuovo testamento (tra beato/a, beati/e). La logica “illogica” delle beatitudini riportate da Matteo e Luca è sintesi di sapienza antica. Lo strumento a disposizione di tutti www.bibbiaedu.it permette di esplorare facilmente la ricchezza di questa estensione di beatitudine nella Parola di Dio.

Per restare solo sui 4 vangeli:

«E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!» Lc 7,23. Mt 11,6; «Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo . E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”» Lc 1,44-45; «E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono”» Lc  10,23. Mt 13,16; «Mentre diceva questo, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”. Ma egli disse: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”» Lc 11,27-28; «Siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.» Lc 12,37; «Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”» Lc 14,13-14; «Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù gli disse: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli» Mt 16,17; «Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica» Gv  13,15-17; «Gli rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”» Gv 20,28-29; …

In questa ricchezza di espressioni e linguaggio sulle beatitudini, l’episodio del “discorso della montagna” (Matteo) o “discorso della pianura” (Luca) assume i toni più della “solennità” che della “esclusività”! E pone il credente a farsi discepolo per entrare nella logica “illogica” (per i valori mondani) offerta dalle beatitudini.

In questa direzione san Francesco ancora una volta ci sorprende. E l’ausilio di Bibbia Francescana agevola l’impresa. Infatti la pagina di Mt 5 in Bibbia Francescana offre un pullulare di rimandi alle Fonti Francescane testimoniando l’urgenza e ricorrenza del tema.

Su tutto, emerge la lunga meditazione che Francesco offre ai frati e altri in un numero cospicuo delle Ammonizioni. Un po’ come avvenne con la Parafrasi del Padre Nostro, amplificazione tutta unica e personale di Francesco sulla preghiera che tanto amava. Anche in occasione delle Beatitudini la “sapienza del povero” Francesco si dilata a partire dalle beatitudini evangeliche, per sconfinare nella proposta di altre numerose beatitudini della vita fraterna e cristiana. Entrato nella logica evangelica, come in una melodia Francesco riformula il materiale con lucida fantasia.

Nelle Ammonizioni lo stretto legame con la parola di Dio è scandito da frequenti citazioni e reminiscenze interne, ma soprattutto dal fatto che le prime nove Ammonizioni prendono le mosse da sentenze o fatti biblici, mentre quelle numerate dal 13 al 28 (con la sola eccezione della 27) si aprono con una beatitudine evangelica o ne assumono il modulo d’attacco («beato quel servo», Mt 24,46 e Lc 12,43). Naturalmente Francesco non ostenta cultura biblica, ma attinge luce dalla Parola per illuminare il complesso mistero della vita religiosa e comunitaria, aiutato in questo da una singolare capacità di penetrazione psicologica, che svela e delinea acutamente i confini tra pensieri e comportamenti «carnali», e vita secondo lo Spirito. […] Così le Ammonizioni sono un vero e proprio cantico dei puri di cuore, i quali vedono chiaramente che il primo protagonista della vita spirituale è il Signore che «dice e fa ogni bene» (8, 17), e perciò non si gloriano (5, 6, 12, 19) e non si «appropriano» di nulla (2, 4), meno che mai delle colpe altrui (11), non invidiano Dio nei fratelli (8), ma condividono gioiosamente con loro le «santissime parole e opere del Signore» (20). Per questa via le Ammonizioni diventano anche il cantico dei poveri in spirito (24) che, dopo essersi evangelicamente svuotati di ogni culto di se stessi (14), accettano persecuzioni e ingiurie (6, 9, 10), contrarietà correzioni ingiuste (13, 15, 22, 23), disponendosi all’obbedienza caritativa (3) e a un amore compassionevole e leale verso i fratelli (18, 24, 25), per poi restituire tutto al Signore Dio, fonte di ogni bene (7, 11, 18, 28). Forse più di ogni altro scritto di Francesco, le Ammonizioni indicano ai frati minori e a tutti i «servi» di Dio il luminoso e difficile cammino verso la pace interiore. (C. PAOLAZZI, Introduzione agli scritti di Francesco, in FF, pp.57-59).

Su tutte, ne scegliamo due:

XVI. – LA PUREZZA DI CUORE – Beati i puri di cuore, poiché essi vedranno Dio. Veramente puri di cuore sono coloro che disprezzano le cose terrene e cercano le cose celesti, e non cessano mai di adorare e vedere sempre il Signore Dio, vivo e vero, con cuore e animo puro. (FF 165)

XVII. – L’UMILE SERVO DI DIO – Beato quel servo il quale non si inorgoglisce per il bene che il Signore dice e opera per mezzo di lui, più che per il bene che dice e opera per mezzo di un altro. Pecca l’uomo che vuol ricevere dal suo prossimo più di quanto egli non voglia dare di sé al Signore Dio. (FF 166)

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ARTICOLO DI: Andrea Vaona

“fr. Andrea Vaona - francescano conventuale, contento di essere frate. Nato sul limitare della laguna veneta, vive in città con il cuore in montagna, ma volentieri trascina il cuore a valle per il servizio ministeriale-pastorale in Basilica del Santo a Padova e con l'OFS regionale del Veneto. Scrive (poco) e legge (molto). Quasi nativo-digitale, ha uno spazio web: frateandrea.blogspot.com per condividere qualche bit e idea.”

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