Lc 1,26-28

capacità incommensurabili

capacità incommensurabili

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe.
La vergine si chiamava Maria.
Entrando da lei, disse:
«Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te»…
(Lc 1,26-28)

In quel “piena di grazia” ci sono una vastità di senso e di “capacità” incommensurabili.

Potrebbero avvicinarsi a quei numeri da capogiro che spesso gli astronomi e astrofisici ci propongono per le loro misurazioni interstellari o intergalattiche. Cifre che nulla dicono – oltre lo stupore – finché non vengono rapportate con qualche esempio comparativo…: e allora lo stupore lascia il posto a alla contemplazione di misteri superiori ai nostri umili sforzi.

In fondo il paragone è anche calzante perché riferito a colei che la tradizione liturgica saluta come “Ave maris stella”, “stella del mare… Maria”. In quell’eccedenza di significato delle parole dell’Angelo – “piena di grazia” – la riflessione umana nella preghiera della Chiesa ha saputo intravedere anche la dimensione dell’Immacolata concezione di Maria. La tradizione orientale la contemplava già dall’ottavo secolo. La tradizione latina ha atteso il 1854 – l’8 dicembre – per la definizione del dogma. Poco meno di quattro anni dopo (25 marzo 1858) a Lourdes una “Signora” dialoga con la giovanissima Bernadette Soubirous e si presenta dicendo: “Io sono l’Immacolata concezione”.

Non si tratta tanto della concezione verginale di Gesù, ma del fatto che Maria è preservata da ogni macchia di peccato fin dal primo istante della sua esistenza. La chiesa ha sempre proclamato l’incomparabile santità della Vergine “piena di grazia”, che la potenza dell’Altissimo ha preso sotto la sua ombra. Perfetta “serva del Signore”, di un’assoluta fedeltà alla Parola di Dio, lei è “benedetta tra tutte le donne”. Questi dati espliciti del Vangelo secondo Luca (Lc1,28-42) fondano la venerazione di cui la fede cristiana ha circondato Maria, la santissima Madre di Dio.

Nella famiglia francescana sin dalle origini si è pregato e contemplato molto circa questo mistero.

Ricordiamo il beato Giovanni Duns Scoto (+1308) salutato da san Giovanni Paolo II come “cantore del Verbo incarnato e difensore dell’Immacolata Concezione” (20 marzo 1993). «Ai tempi di Duns Scoto la maggior parte dei teologi opponeva un’obiezione, che sembrava insormontabile, alla dottrina secondo cui Maria Santissima fu esente dal peccato originale sin dal primo istante del suo concepimento: di fatto, l’universalità della Redenzione operata da Cristo – evento assolutamente centrale nella storia della salvezza – a prima vista poteva apparire compromessa da una simile affermazione. Duns Scoto espose allora un argomento, che verrà poi adottato anche dal beato Papa Pio IX nel 1854, quando definì solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Questo argomento è quello della “Redenzione preventiva”, secondo cui l’Immacolata Concezione rappresenta il capolavoro della Redenzione operata da Cristo, perché proprio la potenza del suo amore e della sua mediazione ha ottenuto che la Madre fosse preservata dal peccato originale. I Francescani accolsero e diffusero con entusiasmo questa dottrina, e altri teologi – spesso con solenne giuramento – si impegnarono a difenderla e a perfezionarla» (Benedetto XVI, udienza 7 luglio 2010).

Ultimamente – nel solco di questa tradizione – il francescano conventuale san Massimiliano Maria Kolbe (+1941). «L’ispirazione di tutta la sua vita fu l’Immacolata, alla quale affidava il suo amore per Cristo e il suo desiderio di martirio. Nel mistero dell’Immacolata Concezione si svelava davanti agli occhi della sua anima quel mondo meraviglioso e soprannaturale della Grazia di Dio offerta all’uomo. La fede e le opere di tutta la vita di padre Massimiliano indicano che egli concepiva la sua collaborazione con la Grazia divina come una milizia sotto il segno dell’Immacolata Concezione. La caratteristica mariana è particolarmente espressiva nella vita e nella santità di padre Kolbe. Con questo contrassegno è stato marcato anche tutto il suo apostolato, sia nella patria come nelle missioni. Sia in Polonia come nel Giappone furono centro di quest’apostolato le speciali città dell’Immacolata (“Niepokalanow” polacco, “Mugenzai no Sono” giapponese)» (Giovanni Paolo II, 10 ottobre 1992).

Bibbia Francescana ci segnala a margine del brano evangelico lucano un rimando interessante:

«L’altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità. Lui, che era ricco sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la  povertà» (Francesco d’Assisi, Lettera ai fedeli, seconda redazione, I: FF 184-185).

 Senza particolari strumenti teologici Francesco d’Assisi è capace di intravedere la “pienezza di grazia” di Maria, scelta per dare al “Verbo del Padre” un grembo e “la vera carne della nostra umanità e fragilità”. E l’incommensurabilità di tale grazia è inversamente proporzionale all’inopinabile scelta della povertà “in questo mondo”.

«O Madre Immacolata, che sei per tutti segno di sicura speranza e di consolazione, fa’ che ci lasciamo attrarre dal tuo candore immacolato.
La tua Bellezza – Tota Pulchra, cantiamo quest’oggi – ci assicura che è possibile la vittoria dell’amore; anzi, che è certa; ci assicura che la grazia è più forte del peccato, e dunque è possibile il riscatto da qualunque schiavitù.
Sì, o Maria, tu ci aiuti a credere con più fiducia nel bene, a scommettere sulla gratuità, sul servizio, sulla non violenza, sulla forza della verità; ci incoraggi a rimanere svegli, a non cedere alla tentazione di facili evasioni, ad affrontare la realtà, coi suoi problemi, con coraggio e responsabilità.
Così hai fatto tu, giovane donna, chiamata a rischiare tutto sulla Parola del Signore.
Sii madre amorevole per i nostri giovani, perché abbiano il coraggio di essere “sentinelle del mattino”, e dona questa virtù a tutti i cristiani, perché siano anima del mondo in questa non facile stagione della storia.
Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre nostra, Salus Populi Romani, prega per noi!»
(Benedetto XVI, 8 dicembre 2008)

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ARTICOLO DI: Andrea Vaona

“fr. Andrea Vaona - francescano conventuale, contento di essere frate. Nato sul limitare della laguna veneta, vive in città con il cuore in montagna, ma volentieri trascina il cuore a valle per il servizio ministeriale-pastorale in Basilica del Santo a Padova e con l'OFS regionale del Veneto. Scrive (poco) e legge (molto). Quasi nativo-digitale, ha uno spazio web: frateandrea.blogspot.com per condividere qualche bit e idea.”

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