Alla sorgente della misericordia. La vita di preghiera di Chiara d’Assisi

Alla sorgente della misericordia. La vita di preghiera di Chiara d’Assisi

Chiara d’Assisi, reclusa a san Damiano a Dio consacrata, per la Chiesa e il bene dei fratelli, per tutta la vita resta legata alla sua città natale, dalla quale riceve sostentamento e ogni bene, da qui giungono le prime vocazioni, ma anche nel momento della necessità, con la sua comunità viene in soccorso della città con le uniche armi che possedeva: la preghiera e la penitenza. Tra le testimonianze del Processo di canonizzazione c’è quella di sora Angeluccia da Spoleto: «madonna Chiara stava inferma e nondimeno la notte se levava su nel letto e vegliava in orazione con moltitudine de lacrime. E quello medesimo faceva la mattina circa la ora de terza» (Proc 14,2: FF 3106). E come in altre testimonianze, anche qui colpisce il primato dell’orazione, della centralità di Dio nella sua vita.
Nelle lacrime che accompagnavano la preghiera, esprime da una parte la consapevolezza della propria condizione di peccatrice perdonata dalla Misericordia del Padre, dall’altra l’amore per lo Sposo crocifisso: da qui il tenere lo sguardo fisso sulla passione del Signore che la porta a compassione e che la porta a patire con Cristo, atteggiamento questo che investe tutta la sua vita e la trasforma in donna che vive solo di Cristo. Vive questo coinvolgimento nella preghiera, nel lavoro, nella cura delle sorelle, le quali testimoniano come l’orazione di Chiara diventava un tutt’uno con la vita. E Dio si manifesta, facendole usufruire della sua presenza e della sua azione santificante e unificante. L’orazione era vigilante, continua, assidua, sollecita, era il midollo della sua vita e se ne vedevano i molteplici effetti anche fisicamente: nella bellezza e luminosità del suo volto quando tornava dall’orazione, nella benignità, nella crescita delle virtù e non ultimo nei miracoli, come ad esempio la liberazione dalle malattie. Famoso è l’episodio che ricorda come la forza della preghiera di Chiara associata a quella delle sue sorelle, scaccia i mercenari saraceni liberando il chiostro del monastero di S. Damiano e la città di Assisi assediata, fissato successivamente nell’immagine che raffigura S. Chiara con l’ostensorio in mano (cf Proc 3,20: FF 2963; LegsC 14: FF 3201-3202). L’episodio ha luogo a san Damiano dove Chiara viveva con le sorelle, fuori dalle mura della città di Assisi. L’imperatore Federico II, scomunicato da Gregorio IX per aver provocato nella città di Roma una ribellione contro la Chiesa romana, cercò di convincere il Papa a trovare un compromesso per riconciliarsi e non riuscendoci, decise di fronteggiarlo con i mezzi di guerra, dichiarando che avrebbe sottomesso al potere imperiale le zone vassalle del Papa e il territorio dello stato della Chiesa, riconoscendo al papa solo il potere spirituale
Nel 1240 le truppe dell’imperatore irrompono nella contea di Spoleto, Foligno e Spello. Anche nell’estate successiva Vitale d’Aversa attraversa la valle di Spoleto per conquistare la Marca di Ancona e sottomettere anche la città di Assisi. Questi due avvenimenti, il primo nel settembre del 1240 e l’altro nel giugno del 1241, vedono l’intercessione salvatrice di Chiara che, malata, chiama le sorelle in preghiera. I saraceni assoldati dall’imperatore sono armati, Chiara è “armata” soltanto dalla sua fiducia nella presenza del Signore nel Santissimo Sacramento. La sua forza fu tutta nella sua preghiera e grazie a lei non solo le sorelle e il Monastero fu salvo, ma anche tutta la città. Chiara si fa portare davanti al Santissimo che è risposto in una cassettina d’avorio davanti alla porta del refettorio e in orazione, a terra, con le lacrime agli occhi chiede la salvezza delle sorelle e della città di Assisi. Una voce dice: «Io vi difenderò sempre», e assicura che anche la città sarà salva. Così Chiara, donna contemplativa, rinchiusa nel monastero, diviene protagonista negli avvenimenti politici e sociali del suo tempo.
Nell’iconografia successiva alla morte di Chiara il legame tra Chiara e il Santissimo Sacramento è ancora più accentuato. I saraceni appaiono come accecati e messi in fuga dal bagliore che emana dall’Ostia consacrata in mano a Chiara che viene vista come un campione di fede.

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ARTICOLO DI: Clarisse urbaniste

“Sorelle Clarisse – Federazione urbanista. Donne che hanno scelto di seguire più da vicino Gesù, seguendo la testimonianza di vita di san Francesco e santa Chiara, nella vita fraterna, nella povertà e nella preghiera quotidiana. «Dietro una grata», come semplificando si sente dire dai più, per cercare di immaginarsi cosa sia la clausura e la vita contemplativa. La Federazione di Santa Chiara d’Assisi delle Monache Clarisse Urbaniste d'Italia è formata dai Monasteri che professano la Regola delle Suore di S. Chiara promulgata da Papa Urbano IV nel 1263. Da qui il nome di Clarisse Urbaniste. Siamo dislocate in tutta Italia e abbiamo 3 monasteri all’estero: in Venezuela, Messico e Romania. Info: www.clarisse.it”

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