L come… lavare!

L come… lavare!

Sa di profumo, magari pure di lavanda. Sa di aria fresca. Insomma, di pulito. Quando indossiamo un capo di biancheria intima, sappiamo subito se è pulita o no. Allo stesso modo per cui, appena ci infiliamo sotto le coperte, ci sentiamo accarezzati da un paio di lenzuola appena lavate. Era perciò inevitabile che l’immaginario legato al “lavare” e al “lavato, pulito” entrasse a far parte di diritto nel linguaggio religioso, e perciò anche biblico. Di volta in volta segno della “pulizia” formale e rituale: per cui i farisei rimproverano Gesù e i suoi discepoli di non lavarsi le mani prima di pranzo (cf. Mt 15,2) e, se è solo per questo, neppure di preoccuparsi di lavare bicchieri, stoviglie e oggetti di rame (cf. Mc 7,4), mentre Aronne e i sacerdoti avevano a disposizione un bacile per i lavaggi rituali di mani e piedi al tempio, tanto quanto vediamo stupiti ancora fare dai dai nostri fratelli musulmani all’entrata delle moschee (cf. Es 30,19); o, piuttosto, del peccato e del perdono di Dio: «Aspergimi con rami d’issòpo e sarò puro; / lavami e sarò più bianco della neve» (Sal 51,9). Al punto che il battesimo significativamente usa proprio il linguaggio dell’acqua che lava per dire della nostra nuova vita in Cristo: «E tali eravate alcuni di voi! Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio» (1Cor 6,11)! Del resto, non diciamo anche noi «avere le mani (o la coscienza) pulite»?
Ma se le mani più famose sono quelle di Pilato, che se le lavò per paura e deresponsabilità (Mt 27,24), il lavaggio più famoso della Bibbia è quello dei piedi di Pietro, Giuda, Giovanni, Tommaso e tutti gli altri amici del Signore (Gv 13,1-20). L’aveva già fatto Abramo alle querce di Mamre, ma era pur sempre un gesto dovuto di ospitalità in un mondo dove si viaggiava sempre a piedi (Gen 18,4), e pure a Gesù capitò di farseli lavare, in un pediluvio a base di lacrime e capelli (Lc 7,44), ma all’ultima cena il gesto acquistò un valore tutto speciale. Quello di chi preferisce servire che farsi servire, inginocchiarsi di fronte ai fratelli e alle sorelle, piuttosto che comandare. Insomma, dare la propria vita!
Per questo Francesco e Chiara lavarono molti piedi! Non è che ci trovavano gusto, è che l’aveva fatto Cristo! Francesco li lavava ai lebbrosi (Legm 8: FF 1337), Chiara li lavava alle sorelle (Proc 1,12: FF 2936; 10,6: FF 3074; LegsC 8: FF 3182). Eventualmente i nostri due lavarono anche, ma forse è la stessa cosa, i corpi piagati dei lebbrosi e allo stesso tempo la loro rabbia (Fior 25: FF 1857) o i sedili delle sorelle malate, insomma la nostra comoda (Proc 2,14: FF 2957). Ma tale è la forza non solo simbolica ma concreta della lavanda dei piedi evangelica che Francesco, in punto di morte, «si fece portare il libro dei Vangeli, pregando che gli fosse letto il brano del Vangelo secondo Giovanni, che inizia con le parole: Sei giorni prima della Pasqua, sapendo Gesù che era giunta l’ora di passare da questo mondo al Padre» (2Cel 110: FF 511).
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/33)

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ARTICOLO DI: Fabio Scarsato

“Fra Fabio Scarsato – Originario di Brescia, frate minore conventuale, è appassionato di san Francesco e francescanesimo, che declina come stile di vita personale e come testimonianza agli altri. È passato attraverso esperienze caritativo-sociali con minori e giovani in difficoltà, esperienze parrocchiali e santuariali nella trentina Val di Non (Sanzeno e S. Romedio), di insegnamento della spiritualità francescana, condivisione di esercizi spirituali e ritiri, grest e campiscuola anche intereligiosi, esperienze di eremo e silenzio. Attualmente vive al Villaggio S. Antonio di Noventa Padovana, ed è direttore editoriale del Messaggero di S. Antonio, del Messaggero dei ragazzi e delle Edizioni Messaggero Padova.”

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