I come… ignorante!

I come… ignorante!

«In quel tempo Gesù disse: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”» (Mt 11,25). Effettivamente, se anche nella Bibbia l’ignoranza in quanto tale è negativa per l’uomo, soprattutto se «ignoranza di Dio» (Sap 13,1; cf. Ef 4,18), è anche vero che la questione non è poi così chiara e lineare, come dimostra la frase evangelica che abbiamo citata all’inizio.
In essa non compare la parola “ignoranza”, ma il tema è quello lì. Sembra proprio che per la Parola di Dio esista comunque uno stato di “non sapere”, di ignoranza, che è persino benedetto. San Paolo lo ribadisce, con altro vocabolario ancora: «Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio» (1Cor 1,20-29). Le vie di Dio sono altre, e non passano necessariamente per le aule universitarie o per la sapienza libresca. O comunque, chi ritiene di non avere domande, o di possedere già una sua risposta per tutto, non avrà nemmeno risposte da Dio. Anche perché la risposta di Dio passa sicuramente per la nostra razionalità, ma mira alla nostra vita: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo» (Gv 9,25)!
Sarà per questo che Francesco molte volte affermò di sé di essere «ignorans et idiota» (LOrd 39: FF 226)? Addirittura non solo lui ma che tutti loro erano stati «idiote» (2Test 19: FF 118), anzi, per l’esattezza così era stato chiamato proprio da Gesù: «uomo semplice» (2Cel 158: FF 742). Mentre un altro frate è talmente «uomo semplicissimo» da divenire per definizione Giovanni “il Semplice” (2Cel 190: FF 776). Del resto, per Francesco la «santa, pura semplicità» era la virtù “sorella” della sapienza (Salvir 1: FF 256). Mentre è beato quel servo che è ritenuto «semplice e spregevole» (Am 19,1: FF 169). Perché tutti costoro, e tra loro Francesco, in realtà avevano imparato a ben scrivere e leggere, anche di latino: ma l’unica cosa che davvero “sapevano” era Gesù, e questi morto e risorto (cf. 1Cor 2,2)!
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/34)

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ARTICOLO DI: Fabio Scarsato

“Fra Fabio Scarsato – Originario di Brescia, frate minore conventuale, è appassionato di san Francesco e francescanesimo, che declina come stile di vita personale e come testimonianza agli altri. È passato attraverso esperienze caritativo-sociali con minori e giovani in difficoltà, esperienze parrocchiali e santuariali nella trentina Val di Non (Sanzeno e S. Romedio), di insegnamento della spiritualità francescana, condivisione di esercizi spirituali e ritiri, grest e campiscuola anche intereligiosi, esperienze di eremo e silenzio. Attualmente vive al Villaggio S. Antonio di Noventa Padovana, ed è direttore editoriale del Messaggero di S. Antonio, del Messaggero dei ragazzi e delle Edizioni Messaggero Padova.”

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