T come… topo!

T come… topo!

È una delle presenze animalesche più elusive, e il fatto che facciamo fatica a sorprenderli, è probabilmente ciò che ci dà più fastidio. Di solito ne vediamo le tracce, in fatto di escrementi o di fili della luce rosicchiati, ma non sembra esserci esca di groviera in grado di fregarli! Di topi in giro se ne vedono pochi, eppure sappiamo che ce ne sono lì sotto a frotte!
Se è così nella realtà, non può che essere così anche nella Bibbia e nelle Fonti Francescane: i topi vi si contano sulle dita di una mano. Anzi, di mezza… Giusto per ribadire, caso mai ce ne fosse bisogno, che i topi sono animali impuri: «Fra gli animali che strisciano per terra riterrete impuro: la talpa, il topo e ogni specie di sauri, il toporagno, la lucertola, il geco, il ramarro, il camaleonte. Questi animali, fra quanti strisciano, saranno impuri per voi; chiunque li toccherà morti, sarà impuro fino alla sera. Ogni oggetto sul quale cadrà morto qualcuno di essi, sarà impuro: si tratti di utensile di legno oppure di veste o pelle o sacco o qualunque altro oggetto di cui si faccia uso; si immergerà nell’acqua e sarà impuro fino alla sera, poi sarà puro. Se ne cade qualcuno in un vaso di terra, quanto vi si troverà dentro sarà impuro e spezzerete il vaso. […] Ogni oggetto sul quale cadrà qualche parte del loro cadavere, sarà impuro; il forno o il fornello sarà spezzato: sono impuri e li dovete ritenere tali» (Lv 11,29-35). Più chiaro di così! Il posto peggiore dove finiranno gli idoli, davanti all’avanzata del Signore: «In quel giorno ognuno getterà / ai topi e ai pipistrelli / gli idoli d’argento e gli idoli d’oro, / che si era fatto per adorarli» (Is 2,20). Una menzione ai «cinque topi d’oro» che i filistei dovettero pagare come riparazione per la riconsegna dell’arca (1Sam 6,4), memoria probabilmente di un pestifera invasione di questi animali; l’allusione a misteriosi culti in cui ci si ciba anche di topi (Is 66,17), e niente più.
Un’unica ricorrenza nelle Fonti Francescane. Ma che ricorrenza! I topi sono i compagni, magari non proprio del tutto graditi, della notte a San Damiano da cui scaturirà il Cantico di frate Sole (CAss 83: FF 1614)! «Sia lui che i compagni pensavano che questa fosse una tentazione del diavolo», ma Francesco scoprirà al mattino che neppure questa lo è. E potrà intonare finalmente il suo «Laudato sie, mi’ Signore!» (Cant 5: FF 263). Si sbaglierà perciò fra Salimbene de Adam: «Nel mio Ordine ho visto alcuni frati dotti, letterati e di grande santità, perdersi dietro cose futili, tanto da essere giudicati uomini leggeri dagli altri: e cioè con leggerezza si intrattengono a scherzare con un topolino o un cagnolino o qualche uccelletto; ma non alla maniera con la quale il beato Francesco parlava e giocava con il fagiano e la cicala, dilettandosi nel Signore» (Salimbene 7: FF 2584).
E santa Chiara? Ci pare di capire non avesse di questi problemi, grazie alla presenza di una gatta nel monastero (Proc 9,8: FF 3066)…
(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/30)

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ARTICOLO DI: Fabio Scarsato

“Fra Fabio Scarsato – Originario di Brescia, frate minore conventuale, è appassionato di san Francesco e francescanesimo, che declina come stile di vita personale e come testimonianza agli altri. È passato attraverso esperienze caritativo-sociali con minori e giovani in difficoltà, esperienze parrocchiali e santuariali nella trentina Val di Non (Sanzeno e S. Romedio), di insegnamento della spiritualità francescana, condivisione di esercizi spirituali e ritiri, grest e campiscuola anche intereligiosi, esperienze di eremo e silenzio. Attualmente vive al Villaggio S. Antonio di Noventa Padovana, ed è direttore editoriale del Messaggero di S. Antonio, del Messaggero dei ragazzi e delle Edizioni Messaggero Padova.”

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