Forestieri e pellegrini

Forestieri e pellegrini

Iniziando il mese di ottobre, mese che la Chiesa riserva alla riflessione e sensibilizzazione sulla missione, numerosi sono gli spunti che ci possono venire da Francesco d’Assisi e dal suo modo di stare nel mondo. Tra le varie sollecitazioni voglio cogliere l’invito ai discepoli ad essere forestieri e pellegrini. Il pellegrinaggio è il cammino del povero che confida nel Signore. Possiamo affermare che tale è lo stile della missione secondo lo spirito di Francesco: itineranza ed espropriazione. Un elemento a mio modo di vedere connesso a questi due è l’ospitalità. Possiamo considerarla dal punto di vista attivo, come il dare ospitalità, accogliere l’altro. Mi sembra, però, che in Francesco sia fortemente presente anche la seconda accezione, quella passiva del termine, ossia l’essere ospitati, il lasciarsi ospitare. Possiamo intenderlo come dimorare presso l’altro, raggiungerlo là dove egli è, senza pretendere di trasformare la sua vita e il suo modo di pensare, ma abitando con lui, chiedendogli spazio, per amore del Signore, senza “impossessarsi” della sua fatica costringendola nei nostri schemi e nelle nostre soluzioni. Il Vangelo è grano che cresce anche tra la zizzania, senza bisogno che questa sia estirpata. I frutti danno testimonianza…anche al seme che muore.
Colgo due sollecitazioni dal Testamento (FF 122-123):
«Si guardino bene i frati di non accettare as­solutamente chiese, povere abitazioni e quanto altro vie­ne costruito per loro, se non fossero come si addice alla santa povertà, che abbiamo promesso nella Regola, sempre ospitandovi come forestieri e pellegrini. Comando fermamente per obbedienza a tut­ti i frati che, dovunque si trovino, non osino chiedere lettera alcuna [di privilegio] nella curia romana, né per­sonalmente né per interposta persona, né per una chiesa né per altro luogo né per motivo della predicazione, né per la persecuzione dei loro corpi; ma, dovunque non saranno accolti, fuggano in altra terra a fare peni­tenza con la benedizione di Dio».
È evidente qui come l’annuncio e la testimonianza abbiano priorità su qualsivoglia risultato: la missione per sua natura è un continuo essere mandati, un continuo essere per via, senza garanzie e nella gratuità. Nell’umiltà di chi non presume di avere il privilegio delle proprie ragioni e neppure dei propri territori. Nella carità di chiedere come grazia all’altro che incontro: “Fammi spazio oggi, come figlio di Dio, sulla tua strada”.

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ARTICOLO DI: Marzia Ceschia

“Pace e bene! Sono Sr Marzia Ceschia, classe 1976, sono nata a San Daniele del Friuli (UD) e sono religiosa delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore. Ho conseguito la laurea in Lettere classiche presso l’Università degli Studi di Trieste e il baccalaureato in Teologia presso l’Istituto Teologico di Assisi. Di recente mi sono licenziata in Teologia Spirituale presso la Facoltà Teologica del Triveneto a Padova e attualmente sono dottoranda presso la medesima Facoltà. Sono impegnata nel servizio edcativo nella scuola secondaria di primo grado del mio Istituto, a Gemona del Friuli, nella pastorale giovanile e in vari servizi formativi e di insegnamento. Amo leggere, ricercare, ascoltare le esperienze altrui e mi appassiona tutto ciò che riguarda la spiritualità francescana e la mistica femminile.”

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