Il rispetto dei ministri

Il rispetto dei ministri

Il riferimento ai sacerdoti può sembrare fuori luogo, in un testo che fa della povertà il centro del mistero di Dio e dell’esperienza di fede. I sacerdoti infatti nella chiesa sono posti a capo, vengono onorati, considerati, spesso ricoprono posizioni privilegiate e viene loro riconosciuta una significativa rilevanza anche a livello sociale. Perché allora Francesco si dedica così a lungo a parlare di loro in un testo che fa di un lebbroso il paradigma di una vita intera? Perché fermarsi su di loro dopo aver parlato della povertà della croce che si riflette nella chiesa? In realtà la coerenza del discorso è evidente se si ricorda che molti sacerdoti al tempo di Francesco erano poveri e poco istruiti, spesso incapaci di predicare e anche motivo di scandalo per i fedeli. A loro veniva comunque affidato quanto la chiesa ha di più prezioso, parola e sacramenti, eppure apparivano strumenti poveri, mancanti, contraddittori persino con quanto loro affidato.
Se questa era la situazione, allora, si rende evidente quale povertà attrae Francesco. I ministri non sono perfetti, nemmeno edificanti a volte, eppure proprio a loro il Signore si consegna per farsi presente nel segno del pane e del vino. Dio è fedele fino in fondo alla logica della povertà, lega la propria presenza ai piccoli, si mostra nel lebbroso, redime il mondo nello scandalo della croce, non disdegna di mettersi in mano a chi non ha le mani pulite e si rivela uno strumento inadeguato.
Poiché riconosce questo, Francesco senza mezzi termini dichiara di non voler predicare contro la volontà dei sacerdoti e di voler ricorrere a loro anche se lo perseguitassero: di volerli considerare addirittura suoi signori. Se sono un luogo povero, allora Dio si fa presente in essi, li predilige e, infatti, solo loro ricevono e amministrano il corpo e il sangue di Cristo nel segno dell’eucaristia e, ricorda Francesco, solo questo possiamo vedere corporalmente di Cristo. Francesco è l’uomo concreto, che vive nella carne e attraversa tutto lo spessore della vita umana. La presenza corporale di Cristo è fondamentale per lui, ha bisogno di toccare, di vedere, di mangiare, è la logica dell’incarnazione che fa sua profondamente. Anche questa è in sintonia con la logica della povertà: Dio si costringe nella carne per farsi toccare e conoscere dai poveri, pone segni poveri ma concreti perché possano essere accolti e compresi. Ciò non accade senza i sacerdoti e più sono poveri più la presenza misteriosa di Dio si può gustare, come guardando il crocifisso, come abbracciando il lebbroso.
(il Testamento di san Francesco/5)

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ARTICOLO DI: Simona Segoloni Ruta

“Simona Segoloni Ruta è laica (diocesi di Perugia), coniugata e ha 4 figli. Ha conseguito il dottorato in teologia dogmatica presso la Facoltà Teologica dell’Italia centrale di Firenze ed è docente stabile di teologia sistematica all’Istituto Teologico di Assisi. Fra le sue pubblicazioni: Tradurre il concilio in italiano. L’Associazione teologica italiana come soggetto di recezione del Concilio, Glossa, Milano, 2013; Il rinnovamento della teologia nel XX secolo a partire dal dettato conciliare in P. Benanti – F. Sciurpa – S. Segoloni Ruta, Un secolo di novità complesse, Cittadella editrice, Assisi, 2012; L’autocoscienza ecclesiale testimoniata nel Nuovo Testamento in S. Segoloni Ruta – C. Burini De Lorenzi, La chiesa degli inizi. Nascita e sviluppo della chiesa nei primi secoli del cristianesimo, Cittadella editrice, 2011. Di prossima pubblicazione per Cittadella Editrice: Tutta colpa del Vangelo. Se i cristiani si scoprono femministi. È socia dell’ATI e del Coordinamento teologhe italiane.”

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