R come… riparare!

R come… riparare!

È uno dei titoli di cui il Signore fregia l’uomo giusto, colui che è coerente tra valori proclamati e vita concreta, tra riti e comportamenti, colui che non confonde lucciole con lanterne, e nella fattispecie digiuno con carità: «riparatore di brecce e restauratore di strade» (Is 58,12). Non è cioè semplicemente giusto secondo una certa norma di condotta o al fine di guadagnarsi personalmente il paradiso. Ma con il suo comportamento “ricostruisce”, aggiusta, rimette in piedi o in sesto qualcosa che era stato o si era ridotto a rovina. Percorrendola, riapre una strada al cammino anche degli altri. Insomma, una botta di vita per le nostre “ghost town” dello spirito! Del resto, Dio non ha fatto lo stesso con noi? «In quel giorno rialzerò la capanna di Davide, /che è cadente; / ne riparerò le brecce, ne rialzerò le rovine, / la ricostruirò come ai tempi antichi» (Am 9,11), «Infatti il Signore restaura il vanto di Giacobbe» (Na 2,3).
Non per niente, Gesù stesso si è offerto come “risorsa aggiunta” per le nostre maldestre operazioni di restauro, che riguardino la nostra stessa vita o le nostre comunità cristiane: lui è la «pietra d’angolo» (Sal 118,22; Mt 21,42; At 4,11; Ef 2,20; 1Pt 2,7). Magari pure distrattamente scartata e abbandonata in mezzo a tutte le altre pietre, poi neppure usata per abbellire la facciata della casa. Ma fondamentale per “sostenere” l’intera costruzione. Senza, non stiamo in piedi.
Per questo, il ritorno dall’esilio babilonese deve coincidere, per il popolo eletto, con la ricostruzione del tempio di Gerusalemme, ancora prima delle proprie case, pena perdere niente di meno che la propria identità: «Noi siamo servitori del Dio del cielo e della terra e ricostruiamo il tempio che fu edificato molti anni fa» (Esd 5,11).
E di farsi restauratore di una chiesa fu l’invito che il Crocifisso di S. Damiano rivolse al Poverello di Assisi: «Francesco, non vedi che la mia casa sta crollando? Va’ dunque e restaurala per me» (3Comp 13: FF 1411). Sappiamo che l’improvvisato ma deciso muratore eseguì alla lettera quel comando, anche mettendo mano probabilmente ad altre chiesette assisane (per esempio quella, ora perduta, di S. Pietro: LegM 2,7: FF 1047). Ma non possiamo credere che solo per questo Francesco si sarebbe momentaneamente sbagliato, non intuendo da subito che l’invito del Crocifisso non si riferiva all’edificio di pietre e legno, bensì alla Chiesa (LegM 2,1: FF 1038). E se fosse che così dev’essere, e cioè che bisogna altresì cominciare dal basso per salire verso l’alto, dal piccolo verso il grande, dalla soglia della mia casa per arrivare al mondo intero? Impilare pietre una sopra l’altra, prima di donarsi come «pietre vive» (1Pt 2,5)? Francesco non si sbaglia né rimanda a dopo: parte da quello che è a portata delle sue mani, per arrivare a quello che è a portata delle mani di Dio. In ciò coinvolgendo Chiara e le sorelle: «lì (a S. Damiano) doveva sorgere un Ordine di sante vergini, […] come massa scelta di pietre vive, per restaurare la casa celeste» (2Cel 204: FF 793).

(Alfabeti improbabili. A zonzo tra Bibbia e Fonti Francescane/13)

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ARTICOLO DI: Fabio Scarsato

“Fra Fabio Scarsato – Originario di Brescia, frate minore conventuale, è appassionato di san Francesco e francescanesimo, che declina come stile di vita personale e come testimonianza agli altri. È passato attraverso esperienze caritativo-sociali con minori e giovani in difficoltà, esperienze parrocchiali e santuariali nella trentina Val di Non (Sanzeno e S. Romedio), di insegnamento della spiritualità francescana, condivisione di esercizi spirituali e ritiri, grest e campiscuola anche intereligiosi, esperienze di eremo e silenzio. Attualmente vive al Villaggio S. Antonio di Noventa Padovana, ed è direttore editoriale del Messaggero di S. Antonio, del Messaggero dei ragazzi e delle Edizioni Messaggero Padova.”

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