Lc 11,28

Preghiera e ascolto

Preghiera e ascolto

Una dimensione fondamentale della preghiera è sicuramente l’ascolto.
Leggiamo nel Vangelo: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11,28). Anche Francesco «con altrettanta cura e devozione si impegnava a compiere gli altri insegnamenti uditi. Egli infatti non era mai stato un ascoltatore sordo del Vangelo, ma, affidando ad una encomiabile memoria tutto quello che ascoltava, cercava con ogni diligenza di eseguirlo alla lettera» (1Cel 22: FF 357). È l’ascolto attento della Parola proclamata in chiesa che ancora gli fa esclamare: «Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore» (1Cel 22: FF 356). Sia nella Scrittura che nell’esperienza di Francesco si fa riferimento a un “ascolto” fatto non solo con l’orecchio, ma soprattutto col cuore.
Ascoltare in profondità, infatti, significa riconoscere dentro di sé la presenza dell’Altro, iniziare a conoscerlo ed entrare in relazione con Lui. Significa ancora fare spazio per poter accogliere la Parola e lasciarsi interpellare. Questo ascolto permette anche di cogliere il desiderio profondo che abita il cuore di ogni uomo, ossia quello di essere felici, e di intuire che, solo aderendo alla Sua volontà e mettendola in pratica, esso può essere realizzato.
Quando ci si ferma a pregare diventa fondamentale chiedere al Signore che ci aiuti a mettere a tacere le tante voci, i tanti rumori e input che spesso ci distraggono e ci rendono sordi alla Sua voce e anche a quanto si muove dentro di noi. Questo “allenamento” quotidiano permette di imparare ad ascoltare profondamente noi stessi, Dio e gli altri, ci rende attenti a saper cogliere la presenza del Signore negli eventi della nostra vita e anche nelle persone che ci vivono accanto.
Tutto questo non è semplice, anche papa Francesco ce lo dice: «Non è mai facile ascoltare. A volte è più comodo comportarsi da sordi, accendere il walkman e isolarsi da tutti. È così semplice sostituire l’ascolto con le e-mail, i messaggi e le chat, e in questo modo priviamo noi stessi di volti, sguardi e abbracci». Sì, non è facile ascoltare e, a volte, è più comodo non farlo, perché ascoltare veramente noi stessi, Dio e gli altri ci richiede, poi, di lasciarci coinvolgere, di fare la nostra parte, di “scomodarci” dalle nostre posizioni. Il non ascoltare se da una parte ci fa rimanere “tranquilli”, dall’altra ci fa vivere una vita mediocre, ci impedisce di lasciarci incontrare e amare da Dio e dagli altri e ci priva anche della bellezza di andare incontro agli altri e di essere testimoni della tenerezza di Dio. Il Signore ci doni di imparare a essere ascoltatori attenti di Lui, di noi stessi e degli altri.

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ARTICOLO DI: Raffaella Cavalera

“Raffaella Cavalera, licenziata in Teologia spirituale, presso la Facoltà Teologica del Triveneto.”

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